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La torre in mezzo al mare, la Colombaia

Proponiamo l'articolo di Angela Culcasi pubblicato sul mensile EXTRA del marzo 2011. Gli architetti  Giovanni Vultaggio e Filippo Terranova nel 1993 si occuparono del restauro conservativo dell'antico Castello. Nell'articolo che segue un' intervista a Giuseppe Vultaggio, che spiega gli interventi attuati, e fa una attenta analisi storica della Colombaia , in base alle scoperte che lui stesso ha fatto durante il restauro.


LA Torre della ColombaiaLa torre in mezzo al mare, la Colombaia

di Angela Culcasi

Articolo pubblicato nel mensile Extra - marzo 2011

Vedremo quanto ci metterà la Regione siciliana (neo proprietaria) ad avviare i lavori di restauro della Colombaia di Trapani, uno dei più prestigiosi "simboli" della città.

Già nel 1993 l'Architetto Giovanni Vultaggio, unitamente al collega  Filippo Terranova, si era occupato del Restauro Conservativo dell'antico Castello. «E' stato un intervento diffìcile - sostiene Vultaggio - che ha cercato di ridare piena solidità e funzionalità ad un edificio, conservandone e valorizzandone le testimonianze degli interventi che nei tempo vi si sono succeduti. Un restauro, quindi, che non "rifà" un edificio ma ne conserva la storia pluristratificata nelle sue strutture». Dunque, alla base di un restauro conservativo risiede indubbiamente la "conoscenza"del manufatto attraverso una lettura che può essere per esempio di tipo stratigrafica.
«Certo, ma non conviene a molti. La "lettura stratigrafica della muratura" - osserva l'architetto Vultaggio - è un'attività di ricerca, d'analisi, che nasce in ambito archeologico e mira a svelare l'evoluzione di un complesso storico. Isolando i suoi "strati", piccoli o grandi che siano e studiando le loro relazioni attraverso le leggi stratigrafiche sviluppate dalla disciplina, quindi datandole attraverso l'uso di "indicatori cronologici", si può davvero leggere la storia del monumento direttamente sullo stesso.

 


Ma questa pratica di archeologia dell'architettura è spietata e non ammette errori: da una parte essa richiede una solida competenza storica, archeologica ed architettonica, dall'altra svela l'incompetenza dei "praticoni". Crea, infine, dei forti vincoli all'odierna pratica speculativa che vede il restauro come il buttare tutto giù, lasciando il decoro di qualche bell' angolino in muratura.
Io, personalmente, ho coltivato intensamente tale disciplina tra la Sicilia e la Toscana dal 1988 al 1994, in cantieri come il Palazzo Reale di Monreale, la chiesa della Martorana a Palermo o i cantieri di ricerca dell'Università di Siena e mi rendo conto di ciò che oggi, nei restauri, perdiamo per incapacità».
Ma tornando all'indagine condotta dall'architetto Vultaggio, emergono notizie straordinarie sull'evoluzione volumetrica della Colombaia, resti prima ignorati che solo grazie all'esperienza maturata dal professionista trapanese è stato possibile ricollocare al giusto posto.

«Si, per la prima volta è stato effettuata un'analisi del  complesso meno ipotetica ed infarcita di luoghi comuni. La mia - spiega Vultaggio - è stato un'analisi che ha consentito, innanzitutto, d'individuare e scoprire le tracce più antiche, come ad esempio una semplice stanza di passaggio tra due corpi di fabbrica, già allora ben visibile. Si è rivelata ciò che rimane di una struttura turrita esagonale di età pre-sveva, poi inglobata nel castello, impreziosita da rari elementi architettonici di matrice orientale, come cornici marcapiano a becco dì civetta, aperture sopraluce ad arco acuto, antichi serdab (bocche di ventilazione, ndr), che ne fanno oggi il più antico, insolito, curioso e irrisolto elemento del complesso. Sono stati pure individuati e distinti nelle loro diverse funzioni e datazioni, i rapporti tra le più antiche strutture medievali come quello tra torre ottagonale, realizzata forse alla fine del XIII secolo o agli inizi del XIV secolo, cui è seguita poco dopo (metà XIV sec.), la costruzione della cinta muraria ellittica dell'impianto castellare. Sono stati individuati, infine, con certezza, gli interventi cinquecenteschi, quelli che Ferramolino da Bergamo, operò per conto di Carlo V verso la prima metà del 1500. Essi - incalza l'architetto - riguardano un'estesa foderatura della cinta ellittica sul lato mare, fornita di possenti cannoniere e di spalti ancora leggibili. Alla metà del 1500, risale la base per i cannoni, ottenuta riempiendo la parte interna della cinta ellissoidale a oriente, occultando così ogni traccia precedente. Con la costruzione del basso bastione del Brunemberg, coevo alla Torre di Ligny, nel 1671, fu seppellita l'antica caletta dì approdo all'isola. Nello stesso modo e come se non bastasse, durante una ristrutturazione avvenuta nel secolo scorso, fu interrato il molo secentesco e un profondo fossato che divideva l'isola».

Da ciò è facile desumere che ogni dominazione ha cambiato forma e funzione alla Colombaia secondo le esigenze del momento. Quindi, riassumendo: prima fu Faro, poi Torre, successivamente Castello e, perfinire, Prigione.

«E aggiungerei - riprende Vultaggio - anche ospedale, deposito di munizioni, punto di trasmissioni radio e chissà che altro. Da sempre molte funzioni sono convissute insieme: non saprei, ad esempio, se il faro e torre Peliade abbiano convissuto in età Cartaginese. Sappiamo però che il pavimento medievale della torre ottagonale era ricco del carbone di un faro e sappiamo pure che essa fu adibita a prigione, magari d'elite, già in età medievale, per la ben nota vicenda della prigionia di Costanza di Castiglia nel 1360».

La volta a ombrello costolonata al terzo livello del castello e la torre ottagonale di cui si è argomentato in precedenza, sembrerebbero tratti architettonici accostabili all'età federìciana. «L'osservazione - replica Vultaggio - è pertinente. Ma i nostri studi ci hanno portato a conclusioni diverse. L'intrabotte della volta, che abbiamo indagato durante il restauro, usa pentole evasi a fondo piatto tipico del periodo post-svevo. Pertanto, non si può datare la torre a età federiciana, quanto attribuirla a un periodo successivo. La collocherei tra la fine del XIII secolo e l'inizio del XIV secolo, riguardo alle guerre del vespro tra aragonesi e angioini e al possente sforzo aragonese d'edificazione e fortificazione del prospiciente quartiere Palazzo».

In piedi, però, resta sempre il solito interrogativo: quale futuro per la Colombaia di Trapani?

«La suo destinazione - chiosa l'architetto Giovanni Vultaggio - è un dibattito che non mi appassiona, perché alimentato dai soli interessi legati alla sua ricostruzione.  A me interessa soltanto il massimo del rispetto per il monumento. La priorità è la conservazione del bene. Purtroppo, sotto questo aspetto, registro una preoccupante sottovalutazione del problema. Cè, per essere chiari, un evidente vuoto attorno a quegli studi e analisi preliminari (archeologiche, archivistiche, statiche, strutturali, gestionalì) che, a prescindere da qualsiasi destinazione, rappresentano invece le condizioni necessarie ma non sufficienti, per potere parlare di un vero recupero; tale da esaltarne quel valore storico di "monumento", di straordinario sito "archeologico", contenitore di storia, tipologìe, esperienze e tecniche edilizie quale è».

 

La torre in mezzo al mare, la Colombaia

Proponiamo l'articolo di Angela Culcasi pubblicato sul mensile EXTRA del marzo 2011. Gli architetti  Giovanni Vultaggio e Filippo Terranova nel 1993 si occuparono del restauro conservativo dell'antico Castello. Nell'articolo che segue un' intervista a Giuseppe Vultaggio, che spiega gli interventi attuati, e fa una attenta analisi storica della Colombaia , in base alle scoperte che lui stesso ha fatto durante il restauro.


LA Torre della ColombaiaLa torre in mezzo al mare, la Colombaia

di Angela Culcasi

Articolo pubblicato nel mensile Extra - marzo 2011

Vedremo quanto ci metterà la Regione siciliana (neo proprietaria) ad avviare i lavori di restauro della Colombaia di Trapani, uno dei più prestigiosi "simboli" della città.

Già nel 1993 l'Architetto Giovanni Vultaggio, unitamente al collega  Filippo Terranova, si era occupato del Restauro Conservativo dell'antico Castello. «E' stato un intervento diffìcile - sostiene Vultaggio - che ha cercato di ridare piena solidità e funzionalità ad un edificio, conservandone e valorizzandone le testimonianze degli interventi che nei tempo vi si sono succeduti. Un restauro, quindi, che non "rifà" un edificio ma ne conserva la storia pluristratificata nelle sue strutture». Dunque, alla base di un restauro conservativo risiede indubbiamente la "conoscenza"del manufatto attraverso una lettura che può essere per esempio di tipo stratigrafica.
«Certo, ma non conviene a molti. La "lettura stratigrafica della muratura" - osserva l'architetto Vultaggio - è un'attività di ricerca, d'analisi, che nasce in ambito archeologico e mira a svelare l'evoluzione di un complesso storico. Isolando i suoi "strati", piccoli o grandi che siano e studiando le loro relazioni attraverso le leggi stratigrafiche sviluppate dalla disciplina, quindi datandole attraverso l'uso di "indicatori cronologici", si può davvero leggere la storia del monumento direttamente sullo stesso.

 


Ma questa pratica di archeologia dell'architettura è spietata e non ammette errori: da una parte essa richiede una solida competenza storica, archeologica ed architettonica, dall'altra svela l'incompetenza dei "praticoni". Crea, infine, dei forti vincoli all'odierna pratica speculativa che vede il restauro come il buttare tutto giù, lasciando il decoro di qualche bell' angolino in muratura.
Io, personalmente, ho coltivato intensamente tale disciplina tra la Sicilia e la Toscana dal 1988 al 1994, in cantieri come il Palazzo Reale di Monreale, la chiesa della Martorana a Palermo o i cantieri di ricerca dell'Università di Siena e mi rendo conto di ciò che oggi, nei restauri, perdiamo per incapacità».
Ma tornando all'indagine condotta dall'architetto Vultaggio, emergono notizie straordinarie sull'evoluzione volumetrica della Colombaia, resti prima ignorati che solo grazie all'esperienza maturata dal professionista trapanese è stato possibile ricollocare al giusto posto.

«Si, per la prima volta è stato effettuata un'analisi del  complesso meno ipotetica ed infarcita di luoghi comuni. La mia - spiega Vultaggio - è stato un'analisi che ha consentito, innanzitutto, d'individuare e scoprire le tracce più antiche, come ad esempio una semplice stanza di passaggio tra due corpi di fabbrica, già allora ben visibile. Si è rivelata ciò che rimane di una struttura turrita esagonale di età pre-sveva, poi inglobata nel castello, impreziosita da rari elementi architettonici di matrice orientale, come cornici marcapiano a becco dì civetta, aperture sopraluce ad arco acuto, antichi serdab (bocche di ventilazione, ndr), che ne fanno oggi il più antico, insolito, curioso e irrisolto elemento del complesso. Sono stati pure individuati e distinti nelle loro diverse funzioni e datazioni, i rapporti tra le più antiche strutture medievali come quello tra torre ottagonale, realizzata forse alla fine del XIII secolo o agli inizi del XIV secolo, cui è seguita poco dopo (metà XIV sec.), la costruzione della cinta muraria ellittica dell'impianto castellare. Sono stati individuati, infine, con certezza, gli interventi cinquecenteschi, quelli che Ferramolino da Bergamo, operò per conto di Carlo V verso la prima metà del 1500. Essi - incalza l'architetto - riguardano un'estesa foderatura della cinta ellittica sul lato mare, fornita di possenti cannoniere e di spalti ancora leggibili. Alla metà del 1500, risale la base per i cannoni, ottenuta riempiendo la parte interna della cinta ellissoidale a oriente, occultando così ogni traccia precedente. Con la costruzione del basso bastione del Brunemberg, coevo alla Torre di Ligny, nel 1671, fu seppellita l'antica caletta dì approdo all'isola. Nello stesso modo e come se non bastasse, durante una ristrutturazione avvenuta nel secolo scorso, fu interrato il molo secentesco e un profondo fossato che divideva l'isola».

Da ciò è facile desumere che ogni dominazione ha cambiato forma e funzione alla Colombaia secondo le esigenze del momento. Quindi, riassumendo: prima fu Faro, poi Torre, successivamente Castello e, perfinire, Prigione.

«E aggiungerei - riprende Vultaggio - anche ospedale, deposito di munizioni, punto di trasmissioni radio e chissà che altro. Da sempre molte funzioni sono convissute insieme: non saprei, ad esempio, se il faro e torre Peliade abbiano convissuto in età Cartaginese. Sappiamo però che il pavimento medievale della torre ottagonale era ricco del carbone di un faro e sappiamo pure che essa fu adibita a prigione, magari d'elite, già in età medievale, per la ben nota vicenda della prigionia di Costanza di Castiglia nel 1360».

La volta a ombrello costolonata al terzo livello del castello e la torre ottagonale di cui si è argomentato in precedenza, sembrerebbero tratti architettonici accostabili all'età federìciana. «L'osservazione - replica Vultaggio - è pertinente. Ma i nostri studi ci hanno portato a conclusioni diverse. L'intrabotte della volta, che abbiamo indagato durante il restauro, usa pentole evasi a fondo piatto tipico del periodo post-svevo. Pertanto, non si può datare la torre a età federiciana, quanto attribuirla a un periodo successivo. La collocherei tra la fine del XIII secolo e l'inizio del XIV secolo, riguardo alle guerre del vespro tra aragonesi e angioini e al possente sforzo aragonese d'edificazione e fortificazione del prospiciente quartiere Palazzo».

In piedi, però, resta sempre il solito interrogativo: quale futuro per la Colombaia di Trapani?

«La suo destinazione - chiosa l'architetto Giovanni Vultaggio - è un dibattito che non mi appassiona, perché alimentato dai soli interessi legati alla sua ricostruzione.  A me interessa soltanto il massimo del rispetto per il monumento. La priorità è la conservazione del bene. Purtroppo, sotto questo aspetto, registro una preoccupante sottovalutazione del problema. Cè, per essere chiari, un evidente vuoto attorno a quegli studi e analisi preliminari (archeologiche, archivistiche, statiche, strutturali, gestionalì) che, a prescindere da qualsiasi destinazione, rappresentano invece le condizioni necessarie ma non sufficienti, per potere parlare di un vero recupero; tale da esaltarne quel valore storico di "monumento", di straordinario sito "archeologico", contenitore di storia, tipologìe, esperienze e tecniche edilizie quale è».

 

Appello

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Contatta il Luigi Bruno - Presidente dell'Associazione Salviamo la Colombaia - Cell. 339/8002539
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