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La Colombara di Trapani

Al-Kazwini cita probabilmente un brano di al’-Udhri: Bānī e Erice (Arisha, la trascrizione esatta di Erice) sono le due città denominato col nome dei due fondatori. Bani è chiaramente una forma abbreviata e corrotta di Trapani in quando l’arabo non possiede lettera p che significa il costruttore”. Viene descritta una statua marmorea del suo re fondatore posto in modo da guardare il mare, quasi che aspettasse ancora, l’arrivo delle sue navi.. Il testo del tredicesimo secolo è però tratto da Ibrahim b. Ya´Kūb di Tortosa, viaggiatore ebreo-spagnolo, che visitò molti luoghi ma che non è certo se sia stato veramente in Sicilia.

Abu ף-Husain Muhammad b. Ahmad Ibn Djubair o Ġubayr (Valencia1145, Alessandria d’Egitto 1217),viaggiatore arabo-spagnoloche si fermò a Trapani quattro mesi (dal dicembre del 1184 a marzo 1185) scrivendone una bella relazione. Tornato da un pellegrinaggio alla Mecca, venne a Trapani per imbarcarsi su una nave genovese per tornare nella sua terra Valencia. “Giunti a Trapani il dopopranzo del medesimo giorno, prendemmo albergo in una casa affittata [ a bella posta]. La città è circondata dal mare da tutti i lati e collegata solamente da un lato dalla terraferma, ove quest’ultima è molto stretta”. Descrive che le mura di Trapani bianche come una colomba, che al centro di un ricchissimo mercato agricolo e che il traffico del porto è intenso. “Le partenze e gli arrivi di navi che vanno in Tunisia e vengono da questo paese sono pressappoco continue e le navi degli Italiani che veleggiano verso la costa africana sono solite di visitare prima Trapani”. La nave con la quale Djubair partì da Trapani per la Spagna era accompagnata da un’altra, anch’essa genovese, e presso l’isola di Favignana, ne incontrarono un’altra. Era il momento in cui il commercio internazionale aveva cominciato a fare scalo nella città. Djubair chiama Trapani sempre con l’appellativo di balda, cittadina e raramente Madina cioè città. Ibn Djubair descrive la vita dei Musulmani trapanesi sotto dominio cristiano ma forse mentendo sulle loro vere condizioni. Costata con tristezza che i casi di apostasia sono fra loro frequenti. Però d’altra parte esistevano delle Moschee a Trapani e un loro capo, Hakim (giudice). Alla fine del mese di Radaman, il mese di digiuno, i Musulmani andarono in processione solenne, con timballi e trombe ad una piazza fuori città per fare ivi preghiera. Ibn Djubair descrive questo evento con grande meraviglia e sorpresa nel vedere che i Cristiani permettessero ai Musulmani di fare la processione: La tolleranza della Sicilia Normanna. Il geografo chiama questa piazza Musalla, forse il nome che le attribuivano i trapanesi. “In occasioni in cui le moschee non erano sufficienti per accogliere i fedeli la partecipazione alla preghiera essendo massiccia, come nelle feste o quando si faceva la salat stika, la preghiera per la pioggia, i Musulmani, uscivano dalla città per pregare in una piazza, non coperta da un tetto e soltanto delimitata in qualche modo” .

Pianta del Forte della Colombara

Blashke, Das fort Colombara von Trapani, 1823, Vienna, Archivio Militare

 

In una enciclopedia compilato da un autore arabo all’inizio del Duecento, compaiono delle notizie su Trapani nell’epoca musulmana. Si tratta del grande dizionario geografico Muَdjam al-buldān scritto da Yākūt al-Hamawī verso il 1220. Le due notizie sono date una su Atrabinsh e l’altra sotto il titolo di Tarabunush. Nella prima scrive: “Trapani è una città sulla costa siciliana di fronte a Tunisia e che da questa cittadina partono le navi per la sponda opposta”. Nella seconda l’autore si sofferma come vi siano nella città parecchi intellettuali arabi detti o denominati “trapanesi ” (o conosciuti come Trapanesi, yunsabuna ilaiha). Scrive lo storico Eliyahu Ashtor: “Uno di coloro era Sulaimāh b. Muhammad, un poeta, menzionato da Ibn al Katta. Secondo Ibn al Katta´, dice Yakut, questo poeta arabo di Trapani si recò nella Spagna e guadagnava la sua vita scrivendo poesie in onore dei re musulmani di quel paese”.

Yaqūt Mu׳ ģam: “ Tarâbaniś nome d’una città costiera nell’isola di Sicilia. Diversi uomini traggono lor nome [etnico] da questa città: tra gli altri Sulaymân ‘ibn Muhammad, ‘at tarâbniśî, poeta ricordato da ‘Ibn ‘al Quattâ”.

Marâsîd Yaqût , cita solo alcuni nomi di luoghi: “’Itrâbiniś, paese su la costiera dell’isola di Sicilia, dalla parte l’Affrica”.

‘Ibn ‘al ‘Atîr Raccontodel governo di ‘Abû ‘al IZAbbâs: Approdò costui in Sicilia il primo di śa’bân (1 agosto 900) con centoventi navi e quaranta harbîah (legni da guerra) e si mise all’assedio di Trapani. La stessa notizia riporta ‘Ibn Haidùn: “Indi ottantasette (7 gennaio – 25 dic. 900) egli prepose alla Sicilia il proprio figliolo ‘Abû ‘al Abbâs ‘Allâh; il quale arrivato con centosessanta navi, pose l’assedio a Trapani”. Riporta ancora: “ Infine egli lor tolse l’isola (sotto Ruggiero) occupati l’un dopo l’altro i fortilizi; de’ quali caddero ultimi Trapani e Mazara, ch’egli prese ad un dei ribelli.” Queste notizie bastano a smentire quanti affermano che la caduta di Trapani non è documentata. ‘An Nuwayri Scrive: “Tarâbulus (nome probabilmente storpiato) Trapani, giace sopra il terzo angolo ed è circondata dal mare, con un istimo che lo congiunge all’isola”.

‘Abû ‘Abd ‘Allâh Muhammad ‘ibn ‘Ahmad ‘al Baśậrî ‘al Muqaddasî (il Gerosolimitano) (Le divisioni più acconce a far conoscere bene i climi della terra): “’Itrâbiniś, Trapani. Giace sul mare: una città murata, i cui abitatori devono di un fiume.” Chiaramente non è una cosa possibile perché non vi è nessun fiume nelle nostre parti, tutt’al più si può trattare della città di Mazara.

‘Abû Hafs’Umar ‘ibn ‘al Wardî: “Nel mare di questa città (Trapani) si pesca il corallo, che vegeta in fondo come un albero. In Trapani è anche un ponte di meravigliose ( dimensioni?), ch’è lungo trecento dirâ’ e largo venti.”

La Colombara di Trapani

Al-Kazwini cita probabilmente un brano di al’-Udhri: Bānī e Erice (Arisha, la trascrizione esatta di Erice) sono le due città denominato col nome dei due fondatori. Bani è chiaramente una forma abbreviata e corrotta di Trapani in quando l’arabo non possiede lettera p che significa il costruttore”. Viene descritta una statua marmorea del suo re fondatore posto in modo da guardare il mare, quasi che aspettasse ancora, l’arrivo delle sue navi.. Il testo del tredicesimo secolo è però tratto da Ibrahim b. Ya´Kūb di Tortosa, viaggiatore ebreo-spagnolo, che visitò molti luoghi ma che non è certo se sia stato veramente in Sicilia.

Abu ף-Husain Muhammad b. Ahmad Ibn Djubair o Ġubayr (Valencia1145, Alessandria d’Egitto 1217),viaggiatore arabo-spagnoloche si fermò a Trapani quattro mesi (dal dicembre del 1184 a marzo 1185) scrivendone una bella relazione. Tornato da un pellegrinaggio alla Mecca, venne a Trapani per imbarcarsi su una nave genovese per tornare nella sua terra Valencia. “Giunti a Trapani il dopopranzo del medesimo giorno, prendemmo albergo in una casa affittata [ a bella posta]. La città è circondata dal mare da tutti i lati e collegata solamente da un lato dalla terraferma, ove quest’ultima è molto stretta”. Descrive che le mura di Trapani bianche come una colomba, che al centro di un ricchissimo mercato agricolo e che il traffico del porto è intenso. “Le partenze e gli arrivi di navi che vanno in Tunisia e vengono da questo paese sono pressappoco continue e le navi degli Italiani che veleggiano verso la costa africana sono solite di visitare prima Trapani”. La nave con la quale Djubair partì da Trapani per la Spagna era accompagnata da un’altra, anch’essa genovese, e presso l’isola di Favignana, ne incontrarono un’altra. Era il momento in cui il commercio internazionale aveva cominciato a fare scalo nella città. Djubair chiama Trapani sempre con l’appellativo di balda, cittadina e raramente Madina cioè città. Ibn Djubair descrive la vita dei Musulmani trapanesi sotto dominio cristiano ma forse mentendo sulle loro vere condizioni. Costata con tristezza che i casi di apostasia sono fra loro frequenti. Però d’altra parte esistevano delle Moschee a Trapani e un loro capo, Hakim (giudice). Alla fine del mese di Radaman, il mese di digiuno, i Musulmani andarono in processione solenne, con timballi e trombe ad una piazza fuori città per fare ivi preghiera. Ibn Djubair descrive questo evento con grande meraviglia e sorpresa nel vedere che i Cristiani permettessero ai Musulmani di fare la processione: La tolleranza della Sicilia Normanna. Il geografo chiama questa piazza Musalla, forse il nome che le attribuivano i trapanesi. “In occasioni in cui le moschee non erano sufficienti per accogliere i fedeli la partecipazione alla preghiera essendo massiccia, come nelle feste o quando si faceva la salat stika, la preghiera per la pioggia, i Musulmani, uscivano dalla città per pregare in una piazza, non coperta da un tetto e soltanto delimitata in qualche modo” .

Pianta del Forte della Colombara

Blashke, Das fort Colombara von Trapani, 1823, Vienna, Archivio Militare

 

In una enciclopedia compilato da un autore arabo all’inizio del Duecento, compaiono delle notizie su Trapani nell’epoca musulmana. Si tratta del grande dizionario geografico Muَdjam al-buldān scritto da Yākūt al-Hamawī verso il 1220. Le due notizie sono date una su Atrabinsh e l’altra sotto il titolo di Tarabunush. Nella prima scrive: “Trapani è una città sulla costa siciliana di fronte a Tunisia e che da questa cittadina partono le navi per la sponda opposta”. Nella seconda l’autore si sofferma come vi siano nella città parecchi intellettuali arabi detti o denominati “trapanesi ” (o conosciuti come Trapanesi, yunsabuna ilaiha). Scrive lo storico Eliyahu Ashtor: “Uno di coloro era Sulaimāh b. Muhammad, un poeta, menzionato da Ibn al Katta. Secondo Ibn al Katta´, dice Yakut, questo poeta arabo di Trapani si recò nella Spagna e guadagnava la sua vita scrivendo poesie in onore dei re musulmani di quel paese”.

Yaqūt Mu׳ ģam: “ Tarâbaniś nome d’una città costiera nell’isola di Sicilia. Diversi uomini traggono lor nome [etnico] da questa città: tra gli altri Sulaymân ‘ibn Muhammad, ‘at tarâbniśî, poeta ricordato da ‘Ibn ‘al Quattâ”.

Marâsîd Yaqût , cita solo alcuni nomi di luoghi: “’Itrâbiniś, paese su la costiera dell’isola di Sicilia, dalla parte l’Affrica”.

‘Ibn ‘al ‘Atîr Raccontodel governo di ‘Abû ‘al IZAbbâs: Approdò costui in Sicilia il primo di śa’bân (1 agosto 900) con centoventi navi e quaranta harbîah (legni da guerra) e si mise all’assedio di Trapani. La stessa notizia riporta ‘Ibn Haidùn: “Indi ottantasette (7 gennaio – 25 dic. 900) egli prepose alla Sicilia il proprio figliolo ‘Abû ‘al Abbâs ‘Allâh; il quale arrivato con centosessanta navi, pose l’assedio a Trapani”. Riporta ancora: “ Infine egli lor tolse l’isola (sotto Ruggiero) occupati l’un dopo l’altro i fortilizi; de’ quali caddero ultimi Trapani e Mazara, ch’egli prese ad un dei ribelli.” Queste notizie bastano a smentire quanti affermano che la caduta di Trapani non è documentata. ‘An Nuwayri Scrive: “Tarâbulus (nome probabilmente storpiato) Trapani, giace sopra il terzo angolo ed è circondata dal mare, con un istimo che lo congiunge all’isola”.

‘Abû ‘Abd ‘Allâh Muhammad ‘ibn ‘Ahmad ‘al Baśậrî ‘al Muqaddasî (il Gerosolimitano) (Le divisioni più acconce a far conoscere bene i climi della terra): “’Itrâbiniś, Trapani. Giace sul mare: una città murata, i cui abitatori devono di un fiume.” Chiaramente non è una cosa possibile perché non vi è nessun fiume nelle nostre parti, tutt’al più si può trattare della città di Mazara.

‘Abû Hafs’Umar ‘ibn ‘al Wardî: “Nel mare di questa città (Trapani) si pesca il corallo, che vegeta in fondo come un albero. In Trapani è anche un ponte di meravigliose ( dimensioni?), ch’è lungo trecento dirâ’ e largo venti.”

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