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La Storia della Torre

SITO

Coordinate geografiche:
38°00'.65 nord (latitudine) 12°29'.75 est (longitudine)

FONDALI

In testa al molo della Colombaia sono di 10 m., nelle vicinanze del Castello vi sono circa 4 m. a decrescere fino a 5 m. dalla battigia.

CONFORMAZIONE DEL TERRENO

La roccia, e non poteva essere diversamente, trattandosi di uno scoglio emerso dall'acqua, è costituita da biocalcareniti ricchi di lamellibranchi (molluschi Bivalvi con conchiglia). Altri componenti sono:
- Echiniti, noti come fossili del Miocene, muniti di aculei piuttosto brevi;
- Nummuliti, genere di protozoi Sarcodici Foraminiferi, rappresentate da forme di fossili dell' Eocene. I loro gusci prendono parte alla costituzione di molte rocce calcaree, formatesi come nel nostro caso nel mare e poi emerse. Avevano forma di dischi costituiti da una densa spirale lungo la quale si susseguivano varie centinaia di piccoli concamerazioni;

- Alghe;
- Frammenti di corallo;
- Assillina e myogipsina (foraminiferi), classe di protozoi sarcodici Rizopodi rappresentate da forme in gran prevalenza marine che conducono vita libera.

Il tutto compone una roccia detta localmente «mischio». Un calcare ben conosciuto a Trapani per le sue tonalità cromatiche che vanno dal grigio al verde, e ricco di «lingue», cioè di resti fossili di denti di squalo. Questo tipo di pietra un tempo non solo si estendeva lungo la parte che adesso è il molo della Colombaia, ma anche nella vicina Torre di Ligné da dove si estraeva la cosiddetta «pietra palazzo» chiamata così perché situata nel quartiere, appunto, Palazzo. Anche la cava di Torre Lignè comunque nel XIX secolo fu chiusa ad opera del cavaliere Micheraux e tramutata in quella via tronca che finisce improvvisamente sul mare e che si chiama Carolina.

ARCHITETTURA

Così la descrive il Massa (v. II, p. 43): "ottagonale, rotonda, alta canne 20 con 8 di diametro, chiusa in quel tempo con mura di forma ovale, che distendevasi per lo circuito di canne ottanta ... (ampliato dal viceré Vega) accrescendo di nuove mura, e di validi baluardi l'antica torre, la ridusse in forte, e ben fornito Castello"'.
Da ciò ne deriva la doppia classificazione di torre e castello che ne fanno parecchi testi tra cui quello del Giuffré nel suo libro Castelli e del Portolano del 1844 di Luigi Lamberti.

Della lunga storia di questo Castello, e ch'è racchiusa nel detto «chiù vecchiu di la Culummara» e supportata da vari storici, tra cui alcuni autori di classici latini e greci, restano visibili solamente alcuni elementi, ma non certo databili a quell ' epoca.

La parte più antica è sicuramente quella rivolta verso l'imboccatura del porto dove è sita una piccola torre poligonale la cui attribuzione è dubbia, anche se alcuni architetti, la collocano nel periodo arabo-normanno. Questa torre si trova agganciata all'ellittica cinta muraria del castello.

Entrando nel vano terra, il visitatore ha un segnale di meraviglia: "le bocche di ventilazione nelle vele della copertura e una lacuna pavimentale forse riconducibile ad una fontanella, rivelerebbero l' esistenza di un sistema di microclimatizzazione, che riporta alle stanze dello scirocco, e ambienti orientali, date anche le forme del bastione marcapiana a becco di civetta, la finestra ad arco acuto collocata sopra la porta di ingresso e i profili delle volte interne" (Descrizione fatta dall'arch. G. Vultaggio).

L'elemento centrale è la grossa Torre che tutti vediamo e ammiriamo.
Di forma ottagonale, attribuita dai più al periodo svevo, è stata costruita presumibilmente tra la metà del duecento e la metà del trecento. Non mancano comunque elementi che possano spostare la data di costruzione al periodo del conflitto tra gli Aragonesi e gli Angioini (tra il 1284-86).
Costruita nel punto più alto dello scoglio (m. 3,50 slm), la torre, a cui non si può negare un notevole influsso svevo, è alta 32 m., ed è stata edificata in un unica fase. Notevoli le assomiglianze delle torri del Castel del Monte (Puglia) alla torre del «Castel di Federico» ad Enna e al più vicino castello di Salemi, nonché alle torri campanarie trecentesche catalane.

Nella seconda metà del trecento la fortezza, con la costruzione della cinta ellittica delle mura, assunse forma di Castello. Esse si possono accostare, per tecnica alla realizzazione del castello di Alcamo (Conti Modica). La cinta delle mura infatti coinvogliarono in un unico plesso tutte le strutture preesistenti con un grande cortile centrale e un gran mastio ottagonale.

E ' invece del XVII secolo ( 1671-72 ) la piattaforma orientale, fortificata per ordine del principe Ligné, da De Grunembergh, al fine di proteggere, porto e canale. Tuttavia c'è da osservare come questo bastione abbia stravolto la fisionomia del Castello, in quanto fu solo un'opera di difesa per un temuto assalto dei Turchi. "Trapani era molto importante, perché vicina alla Barberia, e, di fronte ad essa, stava l'isola di Favignana, che debolmente fortificata, poteva diventare facilmente turca"'. (F. L. Oddo - La Sicilia sotto gli assalti Barbareschi e Turchi p. 108).
A sua volta dalla nota del libro si desume essere tratta da S. V. Bozzo, Corrispondenza particolare p. 40, doc. XLVII, 27 settembre 1574.

Per questa eventualità fu costruita la vicina Torre Ligné, ancora intatta, anche se priva delle postazioni d'artiglieria. L'ultimo progetto, quello della trasformazione da lanterna (essa risale al 1700) a faro risale al 1853, e sono stati anche la causa del cedimento della Torre e per cui si è dovuto intervenire recentemente con l'alleggerimento e lo smantellamento dello stesso faro.

La torre è in muratura con quattro elevazioni inframezzate in travi di legno e la liberazione della lanterna le ha tolto un peso di settanta tonnellate. Il successivo adattamento a carcere con conseguente ricavo di celle e cellette (piccolissime quelle d'isolamento, tanto da non permettere di stare in piedi) ha certamente deturpato tutto l'interno del castello, e il grande cortile centrale ne diventò lo spazio d'aria dei detenuti. Ancora oggi tutto ciò è ben visibile, con le stanze del direttore, la cappella (ormai distrutta) e i lunghissimi capannoni che hanno ospitato le armerie delle due guerre mondiali.

CARTOGRAFIA

La Sicilia è sempre stata una terra di conquista ma anche ammirata per le sue bellezze. E per questo molti viaggiatori nei secoli, né hanno lasciato delle bellissime descrizioni, con disegni e carte. Cosicché oggi ci rimangono delle bellissime immagini della nostra terra corredate da cartografie delle città.

La studiosa Liliane Dufour, ha intrapreso la raccolta di carte manoscritte che riguardano la Sicilia e precisamente le città. "L' idea di un thesaurus di piante relative alla Sicilia non è soltanto importante a livello storico, ma singolare a livello cartografico dato che, a differenza dei paesi continentali, la cui entità territoriale è soggetta a continue variazioni, la Sicilia rimane sempre nella sua invariata realtà insulare al centro di un mare come il Mediterraneo". (Liliane Dufour - Atlante storico della Sicilia - p. 28).
Di questo thesaurus sono state catalogati circa settecento carte provenienti da vari archivi tra cui quello della Biblioteca nazionale e degli Uffizi di Firenze (quelle del cinquecento) e della Biblioteca Nazionale di Berlino.

Nessuna delle due ha tuttavia collegamenti stretti con la Sicilia "Una plausibile spiegazione per il primo caso potrebbe essere riferita alle origini toscane di alcuni degli ingegneri militari impiegati in Sicilia dalla corona spagnola, mentre all 'altro si deve attribuire allo Schmettau il passaggio delle piante siciliane dall' Austria alla Prussia con il successivo arricchimento della collezione cartografica dovuto ali 'acquisto del fondo Furstenhojf". (Dufour - op. cit.).

Il più ricco fondo di documenti e di carte rimane comunque l'archivio spagnolo di Simancas, cui però si conoscono bene le ragioni. Tra le più preziose tutte le piante del Ferramolino e del Conte disegnate nella seconda metà del cinquecento. E infatti è auspicabile che prima o poi dall'archivio Simancas, gli studiosi possano trarre fuori l'immenso materiale storico riguardante la nostra terra.


Storia tratta dal libro

La Colombaia - Una storia bimillenaria: Immagini e cartografie di Alberto Costantino

Edizioni C.S.?. - 1996

Ringraziamenti:

Si ringrazia l' autore per la cortese disponibilità offerta, nell' autorizzare la pubblicazione della sua opera sul nostro sito. La Redazione.
 



Segnialiamo la lettura di "La Colombara di Trapani"  di Alberto Costantino -  pubblicata suml nostro sito nella sezione Studi e Ricerche per ulteriori approfondimenti sulle fonti documentali storiche  della Colombaia

La Storia della Torre

SITO

Coordinate geografiche:
38°00'.65 nord (latitudine) 12°29'.75 est (longitudine)

FONDALI

In testa al molo della Colombaia sono di 10 m., nelle vicinanze del Castello vi sono circa 4 m. a decrescere fino a 5 m. dalla battigia.

CONFORMAZIONE DEL TERRENO

La roccia, e non poteva essere diversamente, trattandosi di uno scoglio emerso dall'acqua, è costituita da biocalcareniti ricchi di lamellibranchi (molluschi Bivalvi con conchiglia). Altri componenti sono:
- Echiniti, noti come fossili del Miocene, muniti di aculei piuttosto brevi;
- Nummuliti, genere di protozoi Sarcodici Foraminiferi, rappresentate da forme di fossili dell' Eocene. I loro gusci prendono parte alla costituzione di molte rocce calcaree, formatesi come nel nostro caso nel mare e poi emerse. Avevano forma di dischi costituiti da una densa spirale lungo la quale si susseguivano varie centinaia di piccoli concamerazioni;

- Alghe;
- Frammenti di corallo;
- Assillina e myogipsina (foraminiferi), classe di protozoi sarcodici Rizopodi rappresentate da forme in gran prevalenza marine che conducono vita libera.

Il tutto compone una roccia detta localmente «mischio». Un calcare ben conosciuto a Trapani per le sue tonalità cromatiche che vanno dal grigio al verde, e ricco di «lingue», cioè di resti fossili di denti di squalo. Questo tipo di pietra un tempo non solo si estendeva lungo la parte che adesso è il molo della Colombaia, ma anche nella vicina Torre di Ligné da dove si estraeva la cosiddetta «pietra palazzo» chiamata così perché situata nel quartiere, appunto, Palazzo. Anche la cava di Torre Lignè comunque nel XIX secolo fu chiusa ad opera del cavaliere Micheraux e tramutata in quella via tronca che finisce improvvisamente sul mare e che si chiama Carolina.

ARCHITETTURA

Così la descrive il Massa (v. II, p. 43): "ottagonale, rotonda, alta canne 20 con 8 di diametro, chiusa in quel tempo con mura di forma ovale, che distendevasi per lo circuito di canne ottanta ... (ampliato dal viceré Vega) accrescendo di nuove mura, e di validi baluardi l'antica torre, la ridusse in forte, e ben fornito Castello"'.
Da ciò ne deriva la doppia classificazione di torre e castello che ne fanno parecchi testi tra cui quello del Giuffré nel suo libro Castelli e del Portolano del 1844 di Luigi Lamberti.

Della lunga storia di questo Castello, e ch'è racchiusa nel detto «chiù vecchiu di la Culummara» e supportata da vari storici, tra cui alcuni autori di classici latini e greci, restano visibili solamente alcuni elementi, ma non certo databili a quell ' epoca.

La parte più antica è sicuramente quella rivolta verso l'imboccatura del porto dove è sita una piccola torre poligonale la cui attribuzione è dubbia, anche se alcuni architetti, la collocano nel periodo arabo-normanno. Questa torre si trova agganciata all'ellittica cinta muraria del castello.

Entrando nel vano terra, il visitatore ha un segnale di meraviglia: "le bocche di ventilazione nelle vele della copertura e una lacuna pavimentale forse riconducibile ad una fontanella, rivelerebbero l' esistenza di un sistema di microclimatizzazione, che riporta alle stanze dello scirocco, e ambienti orientali, date anche le forme del bastione marcapiana a becco di civetta, la finestra ad arco acuto collocata sopra la porta di ingresso e i profili delle volte interne" (Descrizione fatta dall'arch. G. Vultaggio).

L'elemento centrale è la grossa Torre che tutti vediamo e ammiriamo.
Di forma ottagonale, attribuita dai più al periodo svevo, è stata costruita presumibilmente tra la metà del duecento e la metà del trecento. Non mancano comunque elementi che possano spostare la data di costruzione al periodo del conflitto tra gli Aragonesi e gli Angioini (tra il 1284-86).
Costruita nel punto più alto dello scoglio (m. 3,50 slm), la torre, a cui non si può negare un notevole influsso svevo, è alta 32 m., ed è stata edificata in un unica fase. Notevoli le assomiglianze delle torri del Castel del Monte (Puglia) alla torre del «Castel di Federico» ad Enna e al più vicino castello di Salemi, nonché alle torri campanarie trecentesche catalane.

Nella seconda metà del trecento la fortezza, con la costruzione della cinta ellittica delle mura, assunse forma di Castello. Esse si possono accostare, per tecnica alla realizzazione del castello di Alcamo (Conti Modica). La cinta delle mura infatti coinvogliarono in un unico plesso tutte le strutture preesistenti con un grande cortile centrale e un gran mastio ottagonale.

E ' invece del XVII secolo ( 1671-72 ) la piattaforma orientale, fortificata per ordine del principe Ligné, da De Grunembergh, al fine di proteggere, porto e canale. Tuttavia c'è da osservare come questo bastione abbia stravolto la fisionomia del Castello, in quanto fu solo un'opera di difesa per un temuto assalto dei Turchi. "Trapani era molto importante, perché vicina alla Barberia, e, di fronte ad essa, stava l'isola di Favignana, che debolmente fortificata, poteva diventare facilmente turca"'. (F. L. Oddo - La Sicilia sotto gli assalti Barbareschi e Turchi p. 108).
A sua volta dalla nota del libro si desume essere tratta da S. V. Bozzo, Corrispondenza particolare p. 40, doc. XLVII, 27 settembre 1574.

Per questa eventualità fu costruita la vicina Torre Ligné, ancora intatta, anche se priva delle postazioni d'artiglieria. L'ultimo progetto, quello della trasformazione da lanterna (essa risale al 1700) a faro risale al 1853, e sono stati anche la causa del cedimento della Torre e per cui si è dovuto intervenire recentemente con l'alleggerimento e lo smantellamento dello stesso faro.

La torre è in muratura con quattro elevazioni inframezzate in travi di legno e la liberazione della lanterna le ha tolto un peso di settanta tonnellate. Il successivo adattamento a carcere con conseguente ricavo di celle e cellette (piccolissime quelle d'isolamento, tanto da non permettere di stare in piedi) ha certamente deturpato tutto l'interno del castello, e il grande cortile centrale ne diventò lo spazio d'aria dei detenuti. Ancora oggi tutto ciò è ben visibile, con le stanze del direttore, la cappella (ormai distrutta) e i lunghissimi capannoni che hanno ospitato le armerie delle due guerre mondiali.

CARTOGRAFIA

La Sicilia è sempre stata una terra di conquista ma anche ammirata per le sue bellezze. E per questo molti viaggiatori nei secoli, né hanno lasciato delle bellissime descrizioni, con disegni e carte. Cosicché oggi ci rimangono delle bellissime immagini della nostra terra corredate da cartografie delle città.

La studiosa Liliane Dufour, ha intrapreso la raccolta di carte manoscritte che riguardano la Sicilia e precisamente le città. "L' idea di un thesaurus di piante relative alla Sicilia non è soltanto importante a livello storico, ma singolare a livello cartografico dato che, a differenza dei paesi continentali, la cui entità territoriale è soggetta a continue variazioni, la Sicilia rimane sempre nella sua invariata realtà insulare al centro di un mare come il Mediterraneo". (Liliane Dufour - Atlante storico della Sicilia - p. 28).
Di questo thesaurus sono state catalogati circa settecento carte provenienti da vari archivi tra cui quello della Biblioteca nazionale e degli Uffizi di Firenze (quelle del cinquecento) e della Biblioteca Nazionale di Berlino.

Nessuna delle due ha tuttavia collegamenti stretti con la Sicilia "Una plausibile spiegazione per il primo caso potrebbe essere riferita alle origini toscane di alcuni degli ingegneri militari impiegati in Sicilia dalla corona spagnola, mentre all 'altro si deve attribuire allo Schmettau il passaggio delle piante siciliane dall' Austria alla Prussia con il successivo arricchimento della collezione cartografica dovuto ali 'acquisto del fondo Furstenhojf". (Dufour - op. cit.).

Il più ricco fondo di documenti e di carte rimane comunque l'archivio spagnolo di Simancas, cui però si conoscono bene le ragioni. Tra le più preziose tutte le piante del Ferramolino e del Conte disegnate nella seconda metà del cinquecento. E infatti è auspicabile che prima o poi dall'archivio Simancas, gli studiosi possano trarre fuori l'immenso materiale storico riguardante la nostra terra.


Storia tratta dal libro

La Colombaia - Una storia bimillenaria: Immagini e cartografie di Alberto Costantino

Edizioni C.S.?. - 1996

Ringraziamenti:

Si ringrazia l' autore per la cortese disponibilità offerta, nell' autorizzare la pubblicazione della sua opera sul nostro sito. La Redazione.
 



Segnialiamo la lettura di "La Colombara di Trapani"  di Alberto Costantino -  pubblicata suml nostro sito nella sezione Studi e Ricerche per ulteriori approfondimenti sulle fonti documentali storiche  della Colombaia

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