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Trapani - La Storia




STUDIO DI TRAPANI DALLE ORIGINI AI NOSTRI GIORNI
ITINERARI ARTISTICO CULTURALI

CAPITOLO 6
Dal 1800 ad oggi: lo sviluppo fuori le mura, la città nuova.

I primi sviluppi della città
Opere e servizi pubblici
Attività artistiche e culturali
La dominazione dei Savoia e il regno d'Italia
Il piano di ampliamento della città
Lo stile floreale
I recenti interventi urbanistici

Dopo il Congresso di Vienna il “Regno delle due Sicilie” rimase per 126 anni sotto il dominio della dinastia borbonica, che nonostante l'accusa di oscurantismo riuscì a dare un notevole contributo alle arti, alle lettere e alle opere esistenziali ma purtroppo non investì pienamente la Sicilia a causa della lontananza del governo centrale residente a Napoli, dell'insufficienza dell'amministrazione locale e dell'incapacità degli stessi sovrani, che assecondarono l'immobilità dell'economia dell'isola.
A Trapani però la situazione era diversa, ciò favorì la crescita della produzione cittadina.
Agli inizi dell'ottocento Trapani era una città consacrata al commercio e all'industria, estranea alle vicende politiche.
L'aristocrazia godeva di poteri derivati dalle altre cariche occupate o dalle opere di beneficenza; la borghesia si occupava esclusivamente dei suoi affari commerciali; le chiese e le associazioni religiose rappresentavano il centro della vita culturale le e sociale: l'artigianato, numeroso e qualificato, costituiva a sua volta una forza economica; attorno a tutto ciò orbitava il resto della popolazione, i cui componenti, soddisfatti dalle posizioni raggiunte non sentivano il bisogno di rinnovamenti.
Positivi furono l'attività industriale e il movimento commerciale: la produzione e l'esportazione del sale, la pesca del tonno, l'esportazione del vino, la molitura del frumento, la bachicoltura, l'esportazione del cotone, la pesca e la lavorazione del corallo, apportarono ricchezza e diede impulso al commercio, rendendo fiorenti le industrie.
L'industria del sale vede nel XIX sec. una netta ripresa dalle periodiche crisi dei secoli precedenti, ciò grazie alla costruzione di nuovi impianti e il miglioramento della tecnica riproduttiva.
Anche l'industria del corallo continuò a beneficiare il commercio.
Fra i cittadini si formarono società, che raccoglievano il denaro necessario per armare le barche e sostenere le spese della pesca.
L'attività economica che girava attorno al corallo divenne così importante che, nel 1820, furono emesse norme regie al fine di regolare la pesca del corallo: una di queste obbligò tutti i padroni di barche del regno a recarsi a Trapani per fornirsi di licenza così da accedere nei mari di Santa Croce, S. Vito, Trapani e Girgenti.
Fiorente fu pure la pesca del tonno.
Le numerose tonnare sparse su tutto il litorale diedero un forte aiuto all'economia nazionale, tanto che esse furono protette dal governo perché la loro pesca non venisse danneggiata.
Nel 1827 il governo, accogliendo le richieste dei proprietari delle tonnare, dispose che durante il periodo di pesca nessuna barca potesse percorrere il mare vicino alle tonnare, evitando in questo modo che molti speculatori deviassero il percorso dei tonni a loro favore.

I primi sviluppi della città

Secondo gli atti dell'intendenza, risalenti al 1819 gli abitanti di Trapani erano 21.071 e nel 1830 furono 24.637.
Poiché nel XVIII sec. Trapani contava 30.000 abitanti, dobbiamo dedurre che il forte calo demografico fu risanato solo alla fine della prima metà del XIX sec. che contava 39.000 abitanti.
Nonostante, però il forte calo demografico la richiesta di alloggi e di nuove costruzioni non venne mai a mancare.
Fu così che la città iniziò ad espandersi parzialmente oltre le mura di confine, in quanto quelle zone risultavano ancora pericolose e insicure.
Fuori la porta dei Cappuccini, la zona di Pietra Palazzo, per secoli utilizzata come cava per l'ottima qualità della pietra rosone, nel 1806 fu rifinito dal cavaliere Micheroux, e creato un passeggio chiamato “La Carolina”.
Questo nuovo asse fu un impulso per lo sviluppo della nuova città sia ad ovest delle mura che ad oriente nella pianura attorno al convento dell'Annunziata, dove si era formato già un piccolo nucleo abitativo.
Il governo borbonico attuò una politica di riforme che prevedeva lo svolgimento di un programma organico di opere pubbliche, questo portò alla costrizione di nuovi edifici o al cambiamento d'uso di altri già esistenti.
Su richiesta di un gruppo di borghesi intellettuali colti, fu la costruzione di un teatro cittadino, che doveva sorgere nel recinto del serraglio di S. Agostino.
I lavori per la realizzazione del grande teatro, progettato dall'architetto Antonino Gentile nel 1826, furono appaltati dopo tre anni. Inseguito, a causa dell'improvvisa decisione, nel 1832, di destinare l'area di S. Agostino a “piazza da commestibili” i lavori furono bloccati.
Gli accesi dibattiti e l'esecuzione affrettata dei lavori non permisero il completamento della fabbrica, che mancava di adeguate opere di consolidamento, così nel 1839 si decise di abbandonare il progetto.
Solo nel 1843 furono ripresi i lavori per la realizzazione del teatro, che fu che fu inaugurato nel 1849, con la rappresentazione dell'opera “Norma”.
TEATRO GARIBALDI (DISTRUTTO DAI BOMBARDAMENTI DELLA 2 GUERRA MONDIALEIl teatro fu intitolato Ferdinando e dopo l'unità d'Italia ebbe il nome di teatro Garibaldi.
Esso comprendeva tre ordini di palchi e una galleria e complessivamente poteva contenere circa 600 persone.
La magnifica opera fu distrutta dai bombardamenti della seconda Guerra Mondiale, e al suo posto oggi sorge l'edificio della Banca d'Italia.
A seguito della costruzione del nuovo teatro sito in piazza Scarlatti, il comune si preoccupò, nel 1850, di sistemare e bonificare le strade adiacenti.
Sempre su progetto dell'architetto Antonino Gentile fu costruito tra il 1830 e il 1832, sull'isola di S. Antonio, dove da secoli venivano mandate le barche che dovevano trascorrere un periodo di Quarantena, un Lazzaretto.
Nel 1830 fu inaugurata la “Pubblica Biblioteca comunale del Capovalle di Trapani” ubicata nei locali della sede della confraternita dei Bianchi e nell'annessa chiesa di S. Giacomo Maggiore, l'anno dopo l'edificio fu intitolato “Biblioteca Fardelliana” in onore del tenente generale Giovan Battista Fardella.
Inoltre nei locali dell'ex convento gesuitico ebbe sede la gran corte criminale, e nel 1828 vi si trasferì anche il Tribunale Civile.
E infine, per venire incontro ai commercianti che si dedicavano alla salagione del pesce, nel 1844, fu concesso loro di collocare le proprie baracche nella zona militare, determinata dal viale Lazzaretto e dalla via Carolina.
La pianta della città e del porto di Trapani, di poco posteriore al 1849, riporta la presenza di piccole piazze nella vicinanza di importanti edifici.
La valorizzazione della facciate monumentali e l'ingrandimento degli spazi principali della città, interessarono maggiormente l'area antistante la chiesa del Purgatorio e quella adiacente al tempio di S. Agostino.

Opere e servizi pubblici


Dichiarata piazza d'armi, grazie alla sua posizione strategica, nel 1707, Trapani ebbe rinforzati i bastioni esistenti e per garantire maggior sicurezza ne furono costruiti altri lungo i litorali di tramontana e mezzogiorno: Tazzolono, Scieri, Roccazzo, Isolilla, Cofano, Porto di S. Matteo, Scopello e Alcagrossa, i quali erano armati di cannone e presiedute da tre o quattro soldati.
Navi in legno furono affittate presso i privati e armate per la perlustrazione delle coste circostanti.
Inoltre, all'ingegnere militare Luigi Bardet, fu affidato, da Ferdinando I, nel 1807, l'incarico di rifare le bocche di fuoco e le “troniere”, e di costruire un nuovo rivellino in sostituzione del piccolo e inefficace Baluardo di S. Giacomo.
Anche l'accesso alla città, fu modificato, in sostituzione della porta in prossimità del Castello di Terra, furono costruite due porte monumentali, capisaldi di un percorso che attraversava il nuovo rivellino.
La più esterna realizzata secondo uno stile tuscanico, venne chiamata porta Barbara, la seconda, realizzata in stile corinzio, fu denominata porta Ferdinanda, ambedue erano precedute da un ponte levatoio che, collegato ad un sistema di arcate, consentiva il passaggio sul fossato.
Le altre porte che si aprivano sulla città nella parte meridionale erano: porta Lucadella, così chiamata in onore dell'ingegnere capitano Vincenzo Lucadelli, che la costruì per ordine del Re cattolico Filippo II, Re di Spagna.
Questa chiamata volgarmente porta dei Galli a causa delle crostacee marine che li si originavano nel fango; porta della Grazia, per la chiesa di S. Maria della Grazia che si vedeva dall'ingresso; porta di S. Filippo o Porta di Mare, volgarmente chiamata del Porto, sita vicino la Dogana per le gabelle di mare, ed infine la porta Ossuna, così chiamata dal Viceré D. Pietro Girone Duca di Ossuna.
Dalla parte di ponente si trovava la Porta Eustachia o de' Cappuccini, fatta costruire dal Cavaliere D. Alessio Ferro, Capitano Giustiziere della città.
Nella curvatura di tramontana vi erano altre due porte una detta delle Botteghelle, e l'altra detta Porta Felice o del Carmine.
L'antica divisione della città in cinque quartieri, divenuti sei dopo la costruzione del quartiere degli Spagnoli, fu ripresa nel 1804 dal Cavaliere Gaspare Micheroux, Governatore della piazza di Trapani.
Questi aveva creato il quartiere dei Biscottari, della Giudecca, della Rua Nova, della Loggia e delle Botteghelle, per esigenze di pulizia urbana.
Ma questa sistemazione ebbe poca durata e la città tornò ad essere divisa nei tre quartieri di S. Lorenzo, S. Nicola e S. Pietro.
Nel 1791 furono finanziati i lavori di rifacimento della strada che dal Castello di Terra giungeva al Convento dell'Annunziata, inoltre fu commissionato il lastricato con basole di pietra bianca di alcune strade della città.
Nel 1825 fu dato l'appalto per la costruzione della nuova dogana, realizzata dall'ing. Don Salvatore Previto.
Essa fu collocata accanto la Porta Galli, dove prima sorgeva la cappella di Maria SS. Del Porto Salvo.
DOGANANel 1827 dalla deputazione del Porto furono dati in appalto al capomastro Francesco Mazziotta i lavori di restauro e di rifacimento delle banchine, che dal Bastione di S. Francesco andavano fino alla casa sanitaria “Molo della Sanità”.
A seguito del regolamento del 1827, il Municipio acquistò l'area e i fabbricati del convento dei Cappuccini, detto “Luogo Vecchi”e li vi costruì il cimitero comunale, che entrò in funzione nel 1830.
In fine, nel 1838 al Palazzo Cavarretta vennero istallati due cassoni circolari contenenti uno il datario e l'altro l'orologio, in sostituzione di quello posto nella parete della Torre Oscura.
Ma questo non era l'unico orologio presente in città, ve ne era uno nel convento di S. Rocco, nel convento Gesuitico, nel Palazzo di Don Alessandro Ferro e nei conventi di S. Anna e S Francesco.
Nel 1850 fu costruita la strada provinciale che conduceva a Bonagia, ma già precedentemente, nel 1814, con lo scopo di mettere in comunicazione i maggiori centri della Sicilia fu costruita la strada regia Palermo - Trapani, e in seguito nel 1855 fu completata la strada provinciale Trapani-Marsala.
Alla realizzazione di queste strade contribuirono lo Stato, i comuni interessati e i proprietari delle aree circostanti.
Inoltre, fra i compiti istituzionali del Comune vi era quello di approvvigionare la città di viveri di regolare l'annona, di provvedere alla polizia interna, all'amministrazione delle strade cittadine.
Competenza del Comune era provvedere all'acquisto del frumento e all'ammassamento negli appositi magazzini.
Ad occuparsi della mulitura del cereale erano i due serragli di S. Agostino e di S. Pietro, ma nel 1843, la commissione per il macino ritenne che i due serragli erano insufficienti e cosi autorizzo i fratelli Gragnani ad aprire altri quattro mulini fuori dalle mura nella zona “Serro”.
Il comune pagava ogni mese un appaltatore perché si occupasse dell'illuminazione della città, che avveniva per mezzo di fanali ad olio.
Inoltre la regolamentazione di polizia urbana stabiliva la legalizzazione dei pesi e delle misure, i luoghi di mercato e le modalità della macinazione del grano.
Il regolamento prevedeva anche atre regole da rispettare: sulla pianificazione e vendita del pane, riguardo alla macellazione degli animali la vendita del pesce e ancora sull'olio, sul vino, sui salumi ecc...

Attività artistiche e culturali


L'attività artistica trapanese si sviluppò anche nell'800.
In questo periodo fra i pittori si distingue Francesco Cutrona; fra gli scultori merita menzione Federico Siracusa, che si impegno col comune, per la costruzione di una statua marmorea in onore di Francesco I da collocare alla marina;tra gli artisti del corallo risalta Ignazio Marrone.
In questo secolo sorse per le ragazze la scuola lancastriana, che ebbe la sua prima sede nel refettorio dell'antico convento di S.Agostino, e poi fu trasferita nei locali inferiori della biblioteca Fardeliana.
Sempre nello stesso anno sorse l'accademia degli studi, sita nell'ex convento gesuitico.
Nel 1831 per iniziativa della marineria trapanese venne creata una scuola nautica, di cui il primo professore fu Giacomo La Monica.
Nel 1832 sorse, per iniziativa dei signori Russo – Modica la nuova stamperia e nel 1835 fu istituita la camera di conversazione, che ebbe sede a piano terra dell'episcopio
Nel campo della scultura si distingue Alberto Buscaino Campo, filosofo e direttore della rivista letteraria e scientifica “L'iniziatore”.
Dalla descrizione di padre Banigno di Santa Caterina, si evince l'immagine di una città che sostanzialmente aveva mantenuto il suo aspetto Barocco, per tutta la prima metà del XIX sec. infatti, Trapani manterrà immutate le sue qualità formali e le sue caratteristiche strutturali, registrando appena qualche adattamento di Palazzi secondo il nuovo stile.
La produzione artistica architettonica del XIX sec. è legata alle esperienze culturali e tecniche che si sono formate con lo sviluppo della città industriale, il consolidamento del potere borghese e il diffondersi della poetica romantica.
Ora l'architetto è visto come un vero professionista, disponibile ad adottare indifferentemente stili diversi e, a volte, disporli in un unico edificio.
Le prime esperienze neoclassiche dominano ancora agli inizi del secolo, esse sono però principalmente intellettuali, perfino la stessa corrente romantica non lascia almeno nel primo periodo monumenti di particolare interesse artistico.
Contrariamente al precedente stile aragonese, che avava dato vita a quello chiaramontano, l'esperienza romantica lascia una serie di palazzi medioevaleggianti, privi di materiali vivi e originali.
Solo nella seconda metà del secolo, sull'impulso di studi, scavi archeologici e dei primi restauri su edifici medioevali, si comincia a produrre qualche opera ma, contrariamente alle altre città dove trionfa la mescolanza di elementi e stili diversi, a Trapani non spicca nessuna personalità.
La città si arricchì di teatri, di edifici pubblici e qualche chiesa caratterizzati dalla freddezza neoclassica, nella prima metà del secolo, mentre dopo l'unità d'Italia l'attività rallenta per la necessità di riempire gli edifici lasciati liberi in seguito agli editti che imponevano l'acquisizione dei beni ecclesiastici; questi erano edifici barocchi conventuali che vennero adibiti a biblioteche, musei, preture, archivi e ospedali.
PALAZZO ADRAGNAI primi elementi dello stile neoclassico fanno il loro ingresso in città con l'abate Andrea Giganti, al quale viene attribuito il prospetto del Palazzo Riccio di Morana, oggi Palazzo Adragna, sito in via Garibaldi.
Il prospetto si presenta rigidamente intelaiato da paraste e cornici marcapiano.
La monumentalità della facciata, coronata da un timpano triangolare, viene smorzata da qualche nota di pittorismo, ottenuto con l'inserimento di elementi scultorei.
Qui l'evidente l'abbandono dei motivi barocchi e l'adesione a quelli neoclassici, evidenzia nell'isola il crescente interesse per l'archeologia e per la cultura antiquaria.
Più tipicamente neoclassici possiamo definire i prospetti di Palazzo Marini, all'incrocio tra corso Vittorio Emanuele e via Libertà e dell'ormai inesistente Teatro Garibaldi sostituito dall'attuale Banca d'Italia, caratterizzato dal fronte a colonne ioniche.
Altri edifici realizzati verso la fine del secolo sono l'ex Grand Hotel, in piazza Garibaldi e la casa La Via in piazza Lucatelli.
Questa presenta un'alta fascia in bugnato liscio, nella quale le aperture dei primi due ordini segnano appena la compattezza del basamento.
Sulla piatta superficie dei due ordini superiori, invece, giochi di modanature in rilievo incrociano stipiti, sottolineano cantonali, contornano rotondi medaglioni a bassorilievo.
E infine troviamo il Palazzo del Municipio e quello della Provincia in piazza Vittorio Veneto.

La dominazione dei Savoia e il regno d'Italia


Durante la dinastia dei Savoia Trapani continuò a dare il suo contributo di lavoro, cultura e sacrificio.
La città vide diversi avvenimenti tra cui nel 1960 la battaglia di S. Maria di Capua svolta nei presi del Volturno.
Lo scontro vide come principali protagonista il reggimento mandato da Enrico Fardella.
Per il coraggio dimostrato dal reggimento siciliano, il ministro della guerra Cosenz promosse dodici ufficiali e conferì i galloni di generale a Enrico Fardella.
Ancora oggi, a ricordo del trionfo della città, ci sono delle iscrizioni impresse sulla parete esterna del Palazzo Cavaretta.
Un altra personalità nella quale si identificò la storia di Trapani, fu Nunzio Nasi eletto per la prima volta deputato nel 1887.
Durante i numerosi conflitti, Trapani si trova al nono posto dei Capoluoghi di provincia più bombardati; di fatti la città registrò numerosi danni a parecchi monumenti e morte tra il popolo.
Quando nel 1943, gli anglo-americani arrivarono nella Sicilia occidentale, entrando nelle piazze di Trapani e di Palermo, trovarono una popolazione in condizioni misere, costretti a vivere in grotte o caverne con pochi viveri.
A ricordo di quelle stragi e in memoria delle centinaia e centinaia di vittime civili, il Pio sacerdote Salvatore Zichichi nel 1955 volle fondare nel cimitero comunale un monumento in onore dei caduti civili trapanesi e quale premio per le sofferenze patite il Presidente della Repubblica Sagni nel 1964 conferì a Trapani il titolo di “Città Martire”, consegnando di persona la seconda medaglia d'oro.
Nel campo industriale, Trapani rimase principalmente legata all'artigianato.
Nell'attività industriale trapanese, nonostante le imposte fiscali le industrie del sale, del tonno, della macinazione del grano, del vino, ebbero un regolare sviluppo.
Nel 1896 Giuseppe D'alì impiantò un industria enologica, nello stesso anno Nicola Fardella creò una distilleria unica in Sicilia per evitare l'importazione dell'alcool dall'estero.
Anche la mulitura del grano si sviluppò e nel 1888 gli Aula e i Virgilio costruirono il più grosso stabilimento di farina basato sull'impiego dei mulini a vapore introdotti qualche tempo prima per la lavorazione del sommacco, le cui foglie e corteccia venivano utilizzate nella conciatura delle pelli.
Anche le tonnare, come quelle di Favignana, Bonagia, Formica, S. Cusumano e Asinelli, continuarono a funzionare in mano ai Florio – Parodi e Serraino.
Nel 1919 i proprietari delle saline costituirono una società, la SIES al fine di migliorare il sistema di estrazione e battere la concorrenza.
Il porto anche se non più centro delle principali rotte marittime mercantili, nel 1909 vide un aumento del traffico, grazie alla nascita di una nuova società di navigazioni “la Sicania” che istituì collegamenti con America e Australia, mantenendo attiva l'attività commerciale.
Nonostante le consuete crisi economiche grazie all'operosità e all'intraprendenza dei trapanesi, la città continuò ad esercitare il commercio sia dentro che fuori il Mar Mediterraneo, riuscendo a respingere la concorrenza.
Oltre allo sviluppo del commercio del sale, del tonno, e così via, si sviluppò anche quello delle paste alimentari, del cemento, dei marmi, della conserva di pomodoro, delle acque gassose e del ghiaccio.
INGRESSO MUSEO PEPOLINel campo culturale, onorato da grandi personalità, anche il Comune vi si dedicò prevenendo la legge sull'istruzione obbligatoria, aprendo scuole primarie e secondarie, urbane e rurali, combattendo contro l'analfabetizzazione e diffondendo fra i ragazzi l'amore per la verità.
Nel 1864, sorse presso l'ex Convento dell'Itria il convitto provinciale maschile, che nel 1870 fu dedicato a Massimo D'Azelio; mentre presso l'ex Convento dei PP. Crociferi venne aperto quello femminile nel 1866, divenuto infine istituto magistrale.
Sempre nel 1870 sorse l'istituto tecnico per ragionieri e geometri “ S. Calvino” nel 1871, Giuseppe Polizzi, fondò presso i locali della Biblioteca Fardelliana una biblioteca circolante e la sala di lettura per gli operai.
Nel 1874 si aprirono scuole elementari maschile nell'ex convento di S. Domenico.
1900 si la prima scuola di canto diretta dal maestro Fermo Marini.
Nel 1905 ottenendo i locali dell'ex convento dell'annunziata, Agostino Sieri Pepoli, raccolse tutte le opere d'arte e ordinò le memorie storiche cittadine aprendo il Museo Pepoli.
Nel 1923 nei locali di Corso Vittorio Emanuele si trasferì il Liceo Classico Ximenes mentre in quelli di via Garibaldi il Liceo Scientifico Fardella.
Nel 1935 furono costruiti le scuole elementari Umberto di Savoia in via Giovan Battista Fardella.
Oltre all'attività scolastica, a crescere la cultura cittadina contribuì lo sviluppo del giornalismo, che con i suoi periodici politici, letterari, giuridici, filosofici e sindacali, rispecchiava la vita del tempo.
Alcuni di questi periodici erano: il Corriere di Trapani, il Crepuscolo, Strongatore , la Gazzetta giudiziaria, il Foro Trapanese, la Gazzetta di Trapani.
Nel 1927 grazie alla generosità di Giuseppe Serraino Vulpitta fu costruito un dispensario antitubercolare “ Rosa Serraino Vulpitta” e del senatorio “Maria Serraino Vulpitta”, inoltre egli lasciò le sue eredità, circa cinque milioni di lire (500.000 euro odierni), per la profilassi delle malattie pretubercolari e tubercolari.
Nel 1936 sorse ai piedi del monte Erice il Dispensario Antitubercolare, volgarmente chiamato Torrebianca, ma intitolato “Rocco la Russa”.
Per il divertimento della città nel 1905 si pensò di costruire un Politeama, ma questo non fu mai realizzato, così i cittadini dovettero accontentarsi prima dell'arena Maggio e poi della Casina delle Palme, mentre i più poveri continuarono a frequentare il teatro dei pupi.
Nacquero in seguito i primi cinematografi tra cui il cinema Ideal nel 1921 e il Cinema Italia in via G. B. Fardella.
Lo sport si manifestò con la scherma e solo nel 1910 si costituì l'unione sportiva calcio Trapani.

Il piano di ampliamento della città


Nel 1862 Trapani perse la qualifica di piazza d'armi e con questa anche l'esigenza di tenere erette le mura e i Bastioni per la sua difesa.
Perse così il ruolo di città di frontiera e acquistò quello di terziaria, che dal 1852 al 1900 passò da 27.000 a 60.000 abitanti.
L'esigenza di ampliare la città, portò alla distruzione dei vecchi baluardi, alla costruzione di cortili e alla apertura di nuove vie nei vecchi quartieri.
Inoltre vennero prosciugato a ponente alcuni tratti di mare dove doveva essere realizzato il quartiere San Francesco.
La fretta di demolire le fortificazioni, che per secoli avevano inquadrato e circoscritto la città, dipendeva da un rifiuto del passato e dei suoi aspetti “medievali”.
Liti nacquero per le rivendicazioni di proprietà delle aree occupate dalle fortificazioni da demolire.
Da un lato il Comune, che per la loro costruzione aveva contribuito con ingenti somme, dall'altra lo Stato, poiché i baluardi appartenevano al genio militare.
Il decreto che aveva abolito la pizza di Trapani, riservava allo Stato la proprietà delle aree ricavate dalla demolizione delle mura e dei bastioni.
I baluardi a difesa della città entrarono a far parte del patrimonio demaniale e successivamente, dopo lunghe negoziazioni questi furono concessi al comune dall'amministrazione trapanese.
Rimasero però dello Stato alcuni forti come la colombaia, il bastione dell'impossibile, l'antica batteria dell'ospedale, il castello di terra e la caserma Sant'Anna.
Questa concessione permise al comune di abbattere i vecchi fortilizi e le antiche mura, utilizzare le aree sottostanti i bastioni di via XXX Gennaio, quelle esposte a Mezzogiorno ed esistenti il corso Vittorio Emanuele, prosciugare e sistemare tutta la zona della “Marinella” che faceva ancora parte della salina del Collegio, riempire l'antico canale che aveva diviso la città dal resto dell'entro terra e proporre nuovi piani urbanistici.
Inoltre, quando ancora erano in corso le trattative con lo Stato per le aree liberate, nel 1865 il Comune aveva iniziato preparazione di vari progetti tra cui la costruzione di un mercato del pesce fuori dall'antica Porta Felice, una nuova sistemazione della marina e l'abbattimento del fronte verso terra per iniziare la suddivisione della campagna.
Questi lavori segnarono l'avvio sia di un nuovo processo espansionistico, sia la distruzione della Trapani cinquecentesca e settecentesca.
Il nuovo aspetto urbanistico non modificò sostanzialmente le strade del centro ma, alcune, cambiarono denominazione: nel 1890 la “Rua Nova” assunse il nome di via Garibaldi; via Scultori quello di via Torre Arsa; la strada della “Pazienza” prese il nome di via Poeta Calvino; quella “delli Spadari” prese il nome di via Barone Sieri Pepoli; la strada dei “Setaioli” via Cuba; quella “delli Scarpari” via delle Arti; via dei “Sartori” via Argentieri; la “Rua Grande” assunse il nome di Corso Vittorio Emanuele.
Negli anni 1865-69, fu approvato un piano di ampliamento della città, elaborato dall'ing. Giuseppe Adragna Vairo.
L'attuazione del progetto avvenne nel 1869, quando l'ing. G.B. Talotti fu nominato direttore dell'ufficio tecnico comunale.
VIA FARDELLAA seguire i lavori fu proprio Talotti dal quale il piano prese il nome.
L'ampliamento prevedeva l'espansione di Trapani verso est, in direzione dell'antica strada che portava all'Annunziata, secondo un impianti a scacchiera.
Il piano prevedeva quindi l'unificazione della vecchia città con il borgo dell'Annunziata attraverso un zona di filtro rappresentata da giardini pubblici e una grande piazza, che era il punto di partenza dell'asse viario, la via Fardella.
Nelle zone vicino al centro, attorno al giardino privato, sorsero le abitazioni dell'alta borghesia industriale e terriera, mentre nelle zone più periferiche si concentrò un'intensa attività edilizia.
Il progetto Talotti proponeva una città ricavata da un'uniforme ripetizione del modulo di base di forma rettangolare; priva di una distinzione funzionale fra le varie zone, provocando forti squilibri fra zone residenziali e di servizi.
Fu trascurato inoltre il clima della zona, i forti venti che nella struttura della vecchia città erano spezzati, qui trovano nel rigido tessuto a scacchiera dei corridoi nei quali incanalarsi.
Vari lavori di demolizione e di modifica furono attuati al fine di favorire lo sviluppo della città.
Nel 1870, furono abbattuti i bastioni del porto e quello dell'Impossibile; venne demolito l'angolo dell'ex monastero della Badia Nuova per consentire l'allineamento con la via Garibaldi, che successivamente fu sistemata; si sistemò la via Regina Elena lasciando intatto il muraglione che stava dietro l'Ospedale S. Sebastiano.
VILLA MARGHERITANel 1873 fu sistemata la passeggiata a tramontana; si rifece il prospetto della Biblioteca Fardelliana; furono collocati i fanali a gas nella via Regina Elena; venne progettata la demolizione dell'ex monastero di S. Chiara per la creazione di piazza Jolanda; e si pensò di utilizzare l'ex convento dei cappuccini, chiamato “Silva dei Cappuccini” per scuola e giardino infantile.
Nel 1875 fu abbattuta porta Cappuccini, e si sistemò il manto stradale di corso Vittorio Emanuele.
Nel 1878 furono impiantati degli alberi per creare la villa comunale e si demolì l'ultimo serraglio esistente nel Rione S. Pietro, per destinare le aree risultanti a costruzioni private.
Nel 1879 lo scultore Giuseppe Dupré, incaricato dal Consiglio Comunale, costruì un monumento a Vittorio Emanuele II, collocato poi a piazza Vittorio.
Nel 1890 fu inaugurato a piazza Marina il monumento a Garibaldi, opera di Leonardo Croce, e nello stesso periodo venne costruito il Grand'Hotel, inoltre fu abbattuta la porta Galli ed inaugurata la grande fontana di piazza Vittorio Emanuele.
PALAZZO DEL MUNICIPIONel 1904 il Palazzo D'Alì, attuale sede del Comune, sorto a piazza Vittorio Veneto, e nel 1910 fu eretto il monumento in onore del dott. Gaspare D'Urso a piazza Jolanda.
Nel 1913 venne abbattuto l'arco con la relativa torre dell'ex monastero di S. Elisabetta.
Nel 1920 alla villa Pepoli fu eretto un mezzo busto in bronzo raffigurante il conte Agostino Pepoli.
Nel 1921 il comitato cittadino istituì un comitato per la raccolta dei fondi destinati alla realizzazione di un monumento dedicato ai Caduti di tutte le guerre, a piazza Vittorio Veneto.
Infine dal 1925 al 1930 fu prosciugato un grande tratto di mare che si estendeva oltre la chiesa di S. Francesco d'Assisi, consentendo la sistemazione del viale Duca d'Aosta e a piazza Gen. Scio, dove sorse il palazzo dei Mutilati.
Risalgono proprio a questi anni le prime mappe catastali che ci mostrano i cambiamenti subiti dal territorio di Trapani nella fase post-unitaria.
Nelle più antiche è ancora intatto il vecchio nucleo della città, ma sono ormai totalmente inesistenti le mura di cinta.
Il fronte verso terra dove sorgevano il rivellino, la cortina, il fosso e gli spalti, si trovano la villa Margherita e i primi grossi blocchi del piano di ampliamento.
Negli altri estremi sono invece ancora esistenti il Castello di Terra, il baluardo dell'Impossibile, ambedue di proprietà dello stato.
Le mappe del 1905 mostrano ulteriori interventi perimetrali ma non solo nelle precedenti zone militari ma talora anche nel tessuto interno.
EX MERCATO DEL PESCEA nord, allacciata con le vecchie mura di tramontana sorse, in asse con la via Torre Arsa, la struttura ad esedra del mercato del pesce, verso ovest invece fu abbattuta la cinta bastionata cinquecentesca del Castello di Terra, il quale perse la sua funzione di struttura offensiva, e rimase in piedi solo il piccolo nucleo interno.
Lo spazio ricavato divenuto anello di congiunzione del vecchio centro abitato e la nuova zona, si delineò come una prestigiosa piazza contornata dai principali edifici pubblici come la Provincia, il Palazzo d'Alì, sorto inizialmente come sede privata e poi adibita a municipio, e il più recente Palazzo delle Poste.
Anche nella struttura urbana, dall'esigenza di risanare l'abitato permettendo alla luce di entrare al suo interno, cominciano a nascere delle piazze ricavate dall'abbattimento degli impianti religiosi abbandonati a seguito delle leggi anticlericali.
Tra queste troviamo l'attuale piazza Jolanda sorta dall'abbattimento di S. Chiara e il largo del teatro ricavato dalla demolizione del Convento di S. Agostino.

Lo stile floreale


L'ultimo decennio dell'Ottocento e i primi del Novecento costituiscono il periodo dell'Art nouveau (che in francese vuol dire “arte nuova”) ovvero, il cosiddetto “stile di transizione” tra lo storicismo eclettico e l'architettura moderna.
L'art nouveau rappresenta una prima avanguardia culturale, che assume caratteristiche più o meno differenti secondo i vari paesi nei quali si sviluppa.
Il suo comune denominatore, nel campo architettonico, è però l'uso nuovo e funzionale del ferro e delle ghise.
In essa, è la stessa struttura a diventare decorazione traendo ispirazione al fantasioso mondo animale o vegetale.
“Art nouveau” è la denominazione che questo movimento assume in Francia, ma esso diventa “Liberty” in Inghilterra e in Italia, “Jugendstil” in Germania, “Secessione” in Austria, “Stile Horta” in Belgio e “Arte Jòven” in Spagna.
In architettura, si verificò quindi un'adesione agli ideali e i costumi della società borghese industriale.
La Sicilia invece, per il suo carattere indipendentista, rimane salda nell'intenzione di non interrompere i legami storici, a favore dell'omogeneizzazione delle differenze artistiche regionali compiuta dal Liberty.
Il nuovo stile, infatti, si inserì sulla traccia medioevale e barocca, diventando linguaggio ad arte popolare.
A Trapani esso non si delineò come un fenomeno culturale importante, ma rimase uno stile di “pelle”, nonostante la grande espansione della città in questo periodo.
Ad impedire la diffusione di un nuovo codice linguistico, contribuirono vari fattori, tra cui l'enorme quantità di edifici religiosi abbandonati.
Si preferì a tal proposito occupare tali complessi soprattutto con edifici pubblici, ciò favorì una paralisi dell'edilizia.
Motivi floreali in stucco e raramente in legno andarono così a decorare facciate di palazzi, insegne e mostre di botteghe, portali; mattonelle maiolicate costituirono cimase di coronamento di palazzi; l'articolazione di morbide linee verticali e orizzontali o decorazioni a matrice geometrica modellarono ringhiere di balconi e inferriate di finestre.
Tutto ciò risultò lontano dai problemi di risoluzione strutturale e di compiutezza formale che caratterizzarono il nuovo stile.
PALAZZO DEL MUNICIPIOIn alcuni casi le decorazioni interessarono l'intero edificio, come nel caso del palazzo delle Poste, in cui lo stile Liberty è presente in ogni elemento dell'edificio, e persino nell'arredo interno, visibile nelle vetrate colorate, nelle inferriate e nelle balaustre dello scalone.
Altri esempi possono essere colti negli edifici di via XXX Gennaio, via Ammiraglio
Staiti, via della Giudecca, via Carolina e nei negozi in corso Vittorio Emanuele, e infine nella Casina delle Palme.
L'artigianato continuò a svilupparsi, ma l'industria del corallo iniziò una lenta discesa, cedendo il primato a Livorno e a Torre del Greco.
Nel campo della scultura ricordiamo: Leonardo Guida, incisore di cammei; Giuseppe Cafiero, ricostruttore di alcuni Gruppi dei Misteri; Domenico Li Muli, che eseguì il gruppo raffigurante il Tritone per la piazza Vittorio.
Tra i pittori citiamo: Giuseppe Saporito e Giovanni Lipari, paesista; Pietro Croce, ritrattisti.
I problemi affrontati dalla civica Amministrazione furono principalmente quattro: il problema dell'illuminazione, per il quale il comune si rivolse alla società “The Malta and Mediterranean Gas Company Limited” che doveva garantire la fornitura di gas, che dopo il 1900 fu sostituito dall'energia elettrica; il progetto della strada ferrata che collegava Trapani – Palermo, fu affidato ad una compagnia inglese nel 1875, ma i lavori iniziarono solo quattro anni dopo e furono finiti nel 1890. Per la costrizione della ferrovia fu occupato un settore della salina del Collegio e bonificata al zona retrostante.
Nel 1880 per fornire un collegamento più diretto con Palermo fu iniziata la costruzione della linea “via Milo” che fu terminata nel 1937; il problema idrico, fu in parte risolto con la costruzione dell'acquedotto Dammusi, grazie a Nunzio Nasi e Tommaso Mauro, per l'inaugurazione dell'acquedotto fu costruita a Piazza Vittorio la grande fontana; l'istituzione del primo servizio di trasporto urbano del 1892 con i tram trainati da animali, venne elettrificato nel 1911, grazie all'istituzione della “Società Tramwais Trapanese”, che creò una linea che partendo dalla via Carolina, attraversava tutto il centro storico e la zona nuova fino alle Fontanelle.

I recenti interventi urbanistici

Le vicende urbanistiche di Trapani del XX sec. portarono la città ad un lento degrado, causando interramenti del porto, sventramenti del centro storico, la crescita non programmata delle nuove zone d'espansione.
Nel 1920 fu prosciugato un tratto di mare dietro il convento di S. Francesco d'Assisi.
Nel 1950 venne redatto il piano di ricostruzione del rione di S. Pietro, che per la sua vicinanza col porto era il più danneggiato.
Il progetto, redatto dal prof. Edoardo Caracciolo, prevedeva la ramificazione dell'edilizia esistente e l'apertura di una grande arteria che, collegandosi con la via Virgilio, indirizzava nel centro storico parte del traffico proveniente dalle statali 113 e 115.
Il piano prevedeva la demolizione della stazione ferroviaria, per evitare ciò fu aperta l'attuale Corso Italia, che modificò l'aspetto della parte più antica della città, determinando una censura della continuità del quartiere e della sua visione integrale.
Il nuovo tessuto sembra in un primo momento rispettare le emergenze monumentali, in realtà invece grandi palazzi nobiliari, monasteri e conventi vennero stravolti.
Nel centro storico vige tuttora il piano Caracciolo che permette ancora la sostituzione degli antichi edifici con nuove strutture per niente congrue con quelle esistenti.
Anche nella parte nuova della città è ancora in vigore il piano del 1970, approvato dall'ing. De Maria, anche qui il regolamento edilizio non rispetta gli standard urbanistici e quindi i rapporti tra le zone verdi, i servizi e l'abitato, con forti concentrazioni del tessuto edilizio.
Tutti questi problemi rimangono irrisolti anche a causa dell'assenza di un piano regolatore.
Esclusivo è il piano regolatore del porto, il piano prevede il potenziamento delle strutture portuali, la costruzione di terminals ferroviari, nuove banchine nella zona del Ronciglio e ulteriori settori per le attività pescherecce e per il traffico turistico.
Tuttavia queste nuove strutture tendono a snaturare il paesaggio locale allontanando peraltro il mare soprattutto nella zona di Mezzogiorno, che da sempre aveva costituito il lungomare trapanese.
Gli sventramenti del centro antico, la disordinata espansione dalla città, le alterazioni dell'ambiente circostante hanno provocato una rottura tra l'uomo e il suo passato.
Anche le originarie caratteristiche formali della città sono cambiate.
Il territorio che prima era caratterizzato da morbide linee di coste e da isolette appena affioranti dal bassofondo marino, ha subito notevoli modifiche col passare dei secoli a causa dell'intervento dell'uomo, e oggi si presenta quasi totalmente atropizzato, diverso oltre che nella visione totale anche nella stessa struttura.

 

 

 

 

Trapani - La Storia




STUDIO DI TRAPANI DALLE ORIGINI AI NOSTRI GIORNI
ITINERARI ARTISTICO CULTURALI

CAPITOLO 6
Dal 1800 ad oggi: lo sviluppo fuori le mura, la città nuova.

I primi sviluppi della città
Opere e servizi pubblici
Attività artistiche e culturali
La dominazione dei Savoia e il regno d'Italia
Il piano di ampliamento della città
Lo stile floreale
I recenti interventi urbanistici

Dopo il Congresso di Vienna il “Regno delle due Sicilie” rimase per 126 anni sotto il dominio della dinastia borbonica, che nonostante l'accusa di oscurantismo riuscì a dare un notevole contributo alle arti, alle lettere e alle opere esistenziali ma purtroppo non investì pienamente la Sicilia a causa della lontananza del governo centrale residente a Napoli, dell'insufficienza dell'amministrazione locale e dell'incapacità degli stessi sovrani, che assecondarono l'immobilità dell'economia dell'isola.
A Trapani però la situazione era diversa, ciò favorì la crescita della produzione cittadina.
Agli inizi dell'ottocento Trapani era una città consacrata al commercio e all'industria, estranea alle vicende politiche.
L'aristocrazia godeva di poteri derivati dalle altre cariche occupate o dalle opere di beneficenza; la borghesia si occupava esclusivamente dei suoi affari commerciali; le chiese e le associazioni religiose rappresentavano il centro della vita culturale le e sociale: l'artigianato, numeroso e qualificato, costituiva a sua volta una forza economica; attorno a tutto ciò orbitava il resto della popolazione, i cui componenti, soddisfatti dalle posizioni raggiunte non sentivano il bisogno di rinnovamenti.
Positivi furono l'attività industriale e il movimento commerciale: la produzione e l'esportazione del sale, la pesca del tonno, l'esportazione del vino, la molitura del frumento, la bachicoltura, l'esportazione del cotone, la pesca e la lavorazione del corallo, apportarono ricchezza e diede impulso al commercio, rendendo fiorenti le industrie.
L'industria del sale vede nel XIX sec. una netta ripresa dalle periodiche crisi dei secoli precedenti, ciò grazie alla costruzione di nuovi impianti e il miglioramento della tecnica riproduttiva.
Anche l'industria del corallo continuò a beneficiare il commercio.
Fra i cittadini si formarono società, che raccoglievano il denaro necessario per armare le barche e sostenere le spese della pesca.
L'attività economica che girava attorno al corallo divenne così importante che, nel 1820, furono emesse norme regie al fine di regolare la pesca del corallo: una di queste obbligò tutti i padroni di barche del regno a recarsi a Trapani per fornirsi di licenza così da accedere nei mari di Santa Croce, S. Vito, Trapani e Girgenti.
Fiorente fu pure la pesca del tonno.
Le numerose tonnare sparse su tutto il litorale diedero un forte aiuto all'economia nazionale, tanto che esse furono protette dal governo perché la loro pesca non venisse danneggiata.
Nel 1827 il governo, accogliendo le richieste dei proprietari delle tonnare, dispose che durante il periodo di pesca nessuna barca potesse percorrere il mare vicino alle tonnare, evitando in questo modo che molti speculatori deviassero il percorso dei tonni a loro favore.

I primi sviluppi della città

Secondo gli atti dell'intendenza, risalenti al 1819 gli abitanti di Trapani erano 21.071 e nel 1830 furono 24.637.
Poiché nel XVIII sec. Trapani contava 30.000 abitanti, dobbiamo dedurre che il forte calo demografico fu risanato solo alla fine della prima metà del XIX sec. che contava 39.000 abitanti.
Nonostante, però il forte calo demografico la richiesta di alloggi e di nuove costruzioni non venne mai a mancare.
Fu così che la città iniziò ad espandersi parzialmente oltre le mura di confine, in quanto quelle zone risultavano ancora pericolose e insicure.
Fuori la porta dei Cappuccini, la zona di Pietra Palazzo, per secoli utilizzata come cava per l'ottima qualità della pietra rosone, nel 1806 fu rifinito dal cavaliere Micheroux, e creato un passeggio chiamato “La Carolina”.
Questo nuovo asse fu un impulso per lo sviluppo della nuova città sia ad ovest delle mura che ad oriente nella pianura attorno al convento dell'Annunziata, dove si era formato già un piccolo nucleo abitativo.
Il governo borbonico attuò una politica di riforme che prevedeva lo svolgimento di un programma organico di opere pubbliche, questo portò alla costrizione di nuovi edifici o al cambiamento d'uso di altri già esistenti.
Su richiesta di un gruppo di borghesi intellettuali colti, fu la costruzione di un teatro cittadino, che doveva sorgere nel recinto del serraglio di S. Agostino.
I lavori per la realizzazione del grande teatro, progettato dall'architetto Antonino Gentile nel 1826, furono appaltati dopo tre anni. Inseguito, a causa dell'improvvisa decisione, nel 1832, di destinare l'area di S. Agostino a “piazza da commestibili” i lavori furono bloccati.
Gli accesi dibattiti e l'esecuzione affrettata dei lavori non permisero il completamento della fabbrica, che mancava di adeguate opere di consolidamento, così nel 1839 si decise di abbandonare il progetto.
Solo nel 1843 furono ripresi i lavori per la realizzazione del teatro, che fu che fu inaugurato nel 1849, con la rappresentazione dell'opera “Norma”.
TEATRO GARIBALDI (DISTRUTTO DAI BOMBARDAMENTI DELLA 2 GUERRA MONDIALEIl teatro fu intitolato Ferdinando e dopo l'unità d'Italia ebbe il nome di teatro Garibaldi.
Esso comprendeva tre ordini di palchi e una galleria e complessivamente poteva contenere circa 600 persone.
La magnifica opera fu distrutta dai bombardamenti della seconda Guerra Mondiale, e al suo posto oggi sorge l'edificio della Banca d'Italia.
A seguito della costruzione del nuovo teatro sito in piazza Scarlatti, il comune si preoccupò, nel 1850, di sistemare e bonificare le strade adiacenti.
Sempre su progetto dell'architetto Antonino Gentile fu costruito tra il 1830 e il 1832, sull'isola di S. Antonio, dove da secoli venivano mandate le barche che dovevano trascorrere un periodo di Quarantena, un Lazzaretto.
Nel 1830 fu inaugurata la “Pubblica Biblioteca comunale del Capovalle di Trapani” ubicata nei locali della sede della confraternita dei Bianchi e nell'annessa chiesa di S. Giacomo Maggiore, l'anno dopo l'edificio fu intitolato “Biblioteca Fardelliana” in onore del tenente generale Giovan Battista Fardella.
Inoltre nei locali dell'ex convento gesuitico ebbe sede la gran corte criminale, e nel 1828 vi si trasferì anche il Tribunale Civile.
E infine, per venire incontro ai commercianti che si dedicavano alla salagione del pesce, nel 1844, fu concesso loro di collocare le proprie baracche nella zona militare, determinata dal viale Lazzaretto e dalla via Carolina.
La pianta della città e del porto di Trapani, di poco posteriore al 1849, riporta la presenza di piccole piazze nella vicinanza di importanti edifici.
La valorizzazione della facciate monumentali e l'ingrandimento degli spazi principali della città, interessarono maggiormente l'area antistante la chiesa del Purgatorio e quella adiacente al tempio di S. Agostino.

Opere e servizi pubblici


Dichiarata piazza d'armi, grazie alla sua posizione strategica, nel 1707, Trapani ebbe rinforzati i bastioni esistenti e per garantire maggior sicurezza ne furono costruiti altri lungo i litorali di tramontana e mezzogiorno: Tazzolono, Scieri, Roccazzo, Isolilla, Cofano, Porto di S. Matteo, Scopello e Alcagrossa, i quali erano armati di cannone e presiedute da tre o quattro soldati.
Navi in legno furono affittate presso i privati e armate per la perlustrazione delle coste circostanti.
Inoltre, all'ingegnere militare Luigi Bardet, fu affidato, da Ferdinando I, nel 1807, l'incarico di rifare le bocche di fuoco e le “troniere”, e di costruire un nuovo rivellino in sostituzione del piccolo e inefficace Baluardo di S. Giacomo.
Anche l'accesso alla città, fu modificato, in sostituzione della porta in prossimità del Castello di Terra, furono costruite due porte monumentali, capisaldi di un percorso che attraversava il nuovo rivellino.
La più esterna realizzata secondo uno stile tuscanico, venne chiamata porta Barbara, la seconda, realizzata in stile corinzio, fu denominata porta Ferdinanda, ambedue erano precedute da un ponte levatoio che, collegato ad un sistema di arcate, consentiva il passaggio sul fossato.
Le altre porte che si aprivano sulla città nella parte meridionale erano: porta Lucadella, così chiamata in onore dell'ingegnere capitano Vincenzo Lucadelli, che la costruì per ordine del Re cattolico Filippo II, Re di Spagna.
Questa chiamata volgarmente porta dei Galli a causa delle crostacee marine che li si originavano nel fango; porta della Grazia, per la chiesa di S. Maria della Grazia che si vedeva dall'ingresso; porta di S. Filippo o Porta di Mare, volgarmente chiamata del Porto, sita vicino la Dogana per le gabelle di mare, ed infine la porta Ossuna, così chiamata dal Viceré D. Pietro Girone Duca di Ossuna.
Dalla parte di ponente si trovava la Porta Eustachia o de' Cappuccini, fatta costruire dal Cavaliere D. Alessio Ferro, Capitano Giustiziere della città.
Nella curvatura di tramontana vi erano altre due porte una detta delle Botteghelle, e l'altra detta Porta Felice o del Carmine.
L'antica divisione della città in cinque quartieri, divenuti sei dopo la costruzione del quartiere degli Spagnoli, fu ripresa nel 1804 dal Cavaliere Gaspare Micheroux, Governatore della piazza di Trapani.
Questi aveva creato il quartiere dei Biscottari, della Giudecca, della Rua Nova, della Loggia e delle Botteghelle, per esigenze di pulizia urbana.
Ma questa sistemazione ebbe poca durata e la città tornò ad essere divisa nei tre quartieri di S. Lorenzo, S. Nicola e S. Pietro.
Nel 1791 furono finanziati i lavori di rifacimento della strada che dal Castello di Terra giungeva al Convento dell'Annunziata, inoltre fu commissionato il lastricato con basole di pietra bianca di alcune strade della città.
Nel 1825 fu dato l'appalto per la costruzione della nuova dogana, realizzata dall'ing. Don Salvatore Previto.
Essa fu collocata accanto la Porta Galli, dove prima sorgeva la cappella di Maria SS. Del Porto Salvo.
DOGANANel 1827 dalla deputazione del Porto furono dati in appalto al capomastro Francesco Mazziotta i lavori di restauro e di rifacimento delle banchine, che dal Bastione di S. Francesco andavano fino alla casa sanitaria “Molo della Sanità”.
A seguito del regolamento del 1827, il Municipio acquistò l'area e i fabbricati del convento dei Cappuccini, detto “Luogo Vecchi”e li vi costruì il cimitero comunale, che entrò in funzione nel 1830.
In fine, nel 1838 al Palazzo Cavarretta vennero istallati due cassoni circolari contenenti uno il datario e l'altro l'orologio, in sostituzione di quello posto nella parete della Torre Oscura.
Ma questo non era l'unico orologio presente in città, ve ne era uno nel convento di S. Rocco, nel convento Gesuitico, nel Palazzo di Don Alessandro Ferro e nei conventi di S. Anna e S Francesco.
Nel 1850 fu costruita la strada provinciale che conduceva a Bonagia, ma già precedentemente, nel 1814, con lo scopo di mettere in comunicazione i maggiori centri della Sicilia fu costruita la strada regia Palermo - Trapani, e in seguito nel 1855 fu completata la strada provinciale Trapani-Marsala.
Alla realizzazione di queste strade contribuirono lo Stato, i comuni interessati e i proprietari delle aree circostanti.
Inoltre, fra i compiti istituzionali del Comune vi era quello di approvvigionare la città di viveri di regolare l'annona, di provvedere alla polizia interna, all'amministrazione delle strade cittadine.
Competenza del Comune era provvedere all'acquisto del frumento e all'ammassamento negli appositi magazzini.
Ad occuparsi della mulitura del cereale erano i due serragli di S. Agostino e di S. Pietro, ma nel 1843, la commissione per il macino ritenne che i due serragli erano insufficienti e cosi autorizzo i fratelli Gragnani ad aprire altri quattro mulini fuori dalle mura nella zona “Serro”.
Il comune pagava ogni mese un appaltatore perché si occupasse dell'illuminazione della città, che avveniva per mezzo di fanali ad olio.
Inoltre la regolamentazione di polizia urbana stabiliva la legalizzazione dei pesi e delle misure, i luoghi di mercato e le modalità della macinazione del grano.
Il regolamento prevedeva anche atre regole da rispettare: sulla pianificazione e vendita del pane, riguardo alla macellazione degli animali la vendita del pesce e ancora sull'olio, sul vino, sui salumi ecc...

Attività artistiche e culturali


L'attività artistica trapanese si sviluppò anche nell'800.
In questo periodo fra i pittori si distingue Francesco Cutrona; fra gli scultori merita menzione Federico Siracusa, che si impegno col comune, per la costruzione di una statua marmorea in onore di Francesco I da collocare alla marina;tra gli artisti del corallo risalta Ignazio Marrone.
In questo secolo sorse per le ragazze la scuola lancastriana, che ebbe la sua prima sede nel refettorio dell'antico convento di S.Agostino, e poi fu trasferita nei locali inferiori della biblioteca Fardeliana.
Sempre nello stesso anno sorse l'accademia degli studi, sita nell'ex convento gesuitico.
Nel 1831 per iniziativa della marineria trapanese venne creata una scuola nautica, di cui il primo professore fu Giacomo La Monica.
Nel 1832 sorse, per iniziativa dei signori Russo – Modica la nuova stamperia e nel 1835 fu istituita la camera di conversazione, che ebbe sede a piano terra dell'episcopio
Nel campo della scultura si distingue Alberto Buscaino Campo, filosofo e direttore della rivista letteraria e scientifica “L'iniziatore”.
Dalla descrizione di padre Banigno di Santa Caterina, si evince l'immagine di una città che sostanzialmente aveva mantenuto il suo aspetto Barocco, per tutta la prima metà del XIX sec. infatti, Trapani manterrà immutate le sue qualità formali e le sue caratteristiche strutturali, registrando appena qualche adattamento di Palazzi secondo il nuovo stile.
La produzione artistica architettonica del XIX sec. è legata alle esperienze culturali e tecniche che si sono formate con lo sviluppo della città industriale, il consolidamento del potere borghese e il diffondersi della poetica romantica.
Ora l'architetto è visto come un vero professionista, disponibile ad adottare indifferentemente stili diversi e, a volte, disporli in un unico edificio.
Le prime esperienze neoclassiche dominano ancora agli inizi del secolo, esse sono però principalmente intellettuali, perfino la stessa corrente romantica non lascia almeno nel primo periodo monumenti di particolare interesse artistico.
Contrariamente al precedente stile aragonese, che avava dato vita a quello chiaramontano, l'esperienza romantica lascia una serie di palazzi medioevaleggianti, privi di materiali vivi e originali.
Solo nella seconda metà del secolo, sull'impulso di studi, scavi archeologici e dei primi restauri su edifici medioevali, si comincia a produrre qualche opera ma, contrariamente alle altre città dove trionfa la mescolanza di elementi e stili diversi, a Trapani non spicca nessuna personalità.
La città si arricchì di teatri, di edifici pubblici e qualche chiesa caratterizzati dalla freddezza neoclassica, nella prima metà del secolo, mentre dopo l'unità d'Italia l'attività rallenta per la necessità di riempire gli edifici lasciati liberi in seguito agli editti che imponevano l'acquisizione dei beni ecclesiastici; questi erano edifici barocchi conventuali che vennero adibiti a biblioteche, musei, preture, archivi e ospedali.
PALAZZO ADRAGNAI primi elementi dello stile neoclassico fanno il loro ingresso in città con l'abate Andrea Giganti, al quale viene attribuito il prospetto del Palazzo Riccio di Morana, oggi Palazzo Adragna, sito in via Garibaldi.
Il prospetto si presenta rigidamente intelaiato da paraste e cornici marcapiano.
La monumentalità della facciata, coronata da un timpano triangolare, viene smorzata da qualche nota di pittorismo, ottenuto con l'inserimento di elementi scultorei.
Qui l'evidente l'abbandono dei motivi barocchi e l'adesione a quelli neoclassici, evidenzia nell'isola il crescente interesse per l'archeologia e per la cultura antiquaria.
Più tipicamente neoclassici possiamo definire i prospetti di Palazzo Marini, all'incrocio tra corso Vittorio Emanuele e via Libertà e dell'ormai inesistente Teatro Garibaldi sostituito dall'attuale Banca d'Italia, caratterizzato dal fronte a colonne ioniche.
Altri edifici realizzati verso la fine del secolo sono l'ex Grand Hotel, in piazza Garibaldi e la casa La Via in piazza Lucatelli.
Questa presenta un'alta fascia in bugnato liscio, nella quale le aperture dei primi due ordini segnano appena la compattezza del basamento.
Sulla piatta superficie dei due ordini superiori, invece, giochi di modanature in rilievo incrociano stipiti, sottolineano cantonali, contornano rotondi medaglioni a bassorilievo.
E infine troviamo il Palazzo del Municipio e quello della Provincia in piazza Vittorio Veneto.

La dominazione dei Savoia e il regno d'Italia


Durante la dinastia dei Savoia Trapani continuò a dare il suo contributo di lavoro, cultura e sacrificio.
La città vide diversi avvenimenti tra cui nel 1960 la battaglia di S. Maria di Capua svolta nei presi del Volturno.
Lo scontro vide come principali protagonista il reggimento mandato da Enrico Fardella.
Per il coraggio dimostrato dal reggimento siciliano, il ministro della guerra Cosenz promosse dodici ufficiali e conferì i galloni di generale a Enrico Fardella.
Ancora oggi, a ricordo del trionfo della città, ci sono delle iscrizioni impresse sulla parete esterna del Palazzo Cavaretta.
Un altra personalità nella quale si identificò la storia di Trapani, fu Nunzio Nasi eletto per la prima volta deputato nel 1887.
Durante i numerosi conflitti, Trapani si trova al nono posto dei Capoluoghi di provincia più bombardati; di fatti la città registrò numerosi danni a parecchi monumenti e morte tra il popolo.
Quando nel 1943, gli anglo-americani arrivarono nella Sicilia occidentale, entrando nelle piazze di Trapani e di Palermo, trovarono una popolazione in condizioni misere, costretti a vivere in grotte o caverne con pochi viveri.
A ricordo di quelle stragi e in memoria delle centinaia e centinaia di vittime civili, il Pio sacerdote Salvatore Zichichi nel 1955 volle fondare nel cimitero comunale un monumento in onore dei caduti civili trapanesi e quale premio per le sofferenze patite il Presidente della Repubblica Sagni nel 1964 conferì a Trapani il titolo di “Città Martire”, consegnando di persona la seconda medaglia d'oro.
Nel campo industriale, Trapani rimase principalmente legata all'artigianato.
Nell'attività industriale trapanese, nonostante le imposte fiscali le industrie del sale, del tonno, della macinazione del grano, del vino, ebbero un regolare sviluppo.
Nel 1896 Giuseppe D'alì impiantò un industria enologica, nello stesso anno Nicola Fardella creò una distilleria unica in Sicilia per evitare l'importazione dell'alcool dall'estero.
Anche la mulitura del grano si sviluppò e nel 1888 gli Aula e i Virgilio costruirono il più grosso stabilimento di farina basato sull'impiego dei mulini a vapore introdotti qualche tempo prima per la lavorazione del sommacco, le cui foglie e corteccia venivano utilizzate nella conciatura delle pelli.
Anche le tonnare, come quelle di Favignana, Bonagia, Formica, S. Cusumano e Asinelli, continuarono a funzionare in mano ai Florio – Parodi e Serraino.
Nel 1919 i proprietari delle saline costituirono una società, la SIES al fine di migliorare il sistema di estrazione e battere la concorrenza.
Il porto anche se non più centro delle principali rotte marittime mercantili, nel 1909 vide un aumento del traffico, grazie alla nascita di una nuova società di navigazioni “la Sicania” che istituì collegamenti con America e Australia, mantenendo attiva l'attività commerciale.
Nonostante le consuete crisi economiche grazie all'operosità e all'intraprendenza dei trapanesi, la città continuò ad esercitare il commercio sia dentro che fuori il Mar Mediterraneo, riuscendo a respingere la concorrenza.
Oltre allo sviluppo del commercio del sale, del tonno, e così via, si sviluppò anche quello delle paste alimentari, del cemento, dei marmi, della conserva di pomodoro, delle acque gassose e del ghiaccio.
INGRESSO MUSEO PEPOLINel campo culturale, onorato da grandi personalità, anche il Comune vi si dedicò prevenendo la legge sull'istruzione obbligatoria, aprendo scuole primarie e secondarie, urbane e rurali, combattendo contro l'analfabetizzazione e diffondendo fra i ragazzi l'amore per la verità.
Nel 1864, sorse presso l'ex Convento dell'Itria il convitto provinciale maschile, che nel 1870 fu dedicato a Massimo D'Azelio; mentre presso l'ex Convento dei PP. Crociferi venne aperto quello femminile nel 1866, divenuto infine istituto magistrale.
Sempre nel 1870 sorse l'istituto tecnico per ragionieri e geometri “ S. Calvino” nel 1871, Giuseppe Polizzi, fondò presso i locali della Biblioteca Fardelliana una biblioteca circolante e la sala di lettura per gli operai.
Nel 1874 si aprirono scuole elementari maschile nell'ex convento di S. Domenico.
1900 si la prima scuola di canto diretta dal maestro Fermo Marini.
Nel 1905 ottenendo i locali dell'ex convento dell'annunziata, Agostino Sieri Pepoli, raccolse tutte le opere d'arte e ordinò le memorie storiche cittadine aprendo il Museo Pepoli.
Nel 1923 nei locali di Corso Vittorio Emanuele si trasferì il Liceo Classico Ximenes mentre in quelli di via Garibaldi il Liceo Scientifico Fardella.
Nel 1935 furono costruiti le scuole elementari Umberto di Savoia in via Giovan Battista Fardella.
Oltre all'attività scolastica, a crescere la cultura cittadina contribuì lo sviluppo del giornalismo, che con i suoi periodici politici, letterari, giuridici, filosofici e sindacali, rispecchiava la vita del tempo.
Alcuni di questi periodici erano: il Corriere di Trapani, il Crepuscolo, Strongatore , la Gazzetta giudiziaria, il Foro Trapanese, la Gazzetta di Trapani.
Nel 1927 grazie alla generosità di Giuseppe Serraino Vulpitta fu costruito un dispensario antitubercolare “ Rosa Serraino Vulpitta” e del senatorio “Maria Serraino Vulpitta”, inoltre egli lasciò le sue eredità, circa cinque milioni di lire (500.000 euro odierni), per la profilassi delle malattie pretubercolari e tubercolari.
Nel 1936 sorse ai piedi del monte Erice il Dispensario Antitubercolare, volgarmente chiamato Torrebianca, ma intitolato “Rocco la Russa”.
Per il divertimento della città nel 1905 si pensò di costruire un Politeama, ma questo non fu mai realizzato, così i cittadini dovettero accontentarsi prima dell'arena Maggio e poi della Casina delle Palme, mentre i più poveri continuarono a frequentare il teatro dei pupi.
Nacquero in seguito i primi cinematografi tra cui il cinema Ideal nel 1921 e il Cinema Italia in via G. B. Fardella.
Lo sport si manifestò con la scherma e solo nel 1910 si costituì l'unione sportiva calcio Trapani.

Il piano di ampliamento della città


Nel 1862 Trapani perse la qualifica di piazza d'armi e con questa anche l'esigenza di tenere erette le mura e i Bastioni per la sua difesa.
Perse così il ruolo di città di frontiera e acquistò quello di terziaria, che dal 1852 al 1900 passò da 27.000 a 60.000 abitanti.
L'esigenza di ampliare la città, portò alla distruzione dei vecchi baluardi, alla costruzione di cortili e alla apertura di nuove vie nei vecchi quartieri.
Inoltre vennero prosciugato a ponente alcuni tratti di mare dove doveva essere realizzato il quartiere San Francesco.
La fretta di demolire le fortificazioni, che per secoli avevano inquadrato e circoscritto la città, dipendeva da un rifiuto del passato e dei suoi aspetti “medievali”.
Liti nacquero per le rivendicazioni di proprietà delle aree occupate dalle fortificazioni da demolire.
Da un lato il Comune, che per la loro costruzione aveva contribuito con ingenti somme, dall'altra lo Stato, poiché i baluardi appartenevano al genio militare.
Il decreto che aveva abolito la pizza di Trapani, riservava allo Stato la proprietà delle aree ricavate dalla demolizione delle mura e dei bastioni.
I baluardi a difesa della città entrarono a far parte del patrimonio demaniale e successivamente, dopo lunghe negoziazioni questi furono concessi al comune dall'amministrazione trapanese.
Rimasero però dello Stato alcuni forti come la colombaia, il bastione dell'impossibile, l'antica batteria dell'ospedale, il castello di terra e la caserma Sant'Anna.
Questa concessione permise al comune di abbattere i vecchi fortilizi e le antiche mura, utilizzare le aree sottostanti i bastioni di via XXX Gennaio, quelle esposte a Mezzogiorno ed esistenti il corso Vittorio Emanuele, prosciugare e sistemare tutta la zona della “Marinella” che faceva ancora parte della salina del Collegio, riempire l'antico canale che aveva diviso la città dal resto dell'entro terra e proporre nuovi piani urbanistici.
Inoltre, quando ancora erano in corso le trattative con lo Stato per le aree liberate, nel 1865 il Comune aveva iniziato preparazione di vari progetti tra cui la costruzione di un mercato del pesce fuori dall'antica Porta Felice, una nuova sistemazione della marina e l'abbattimento del fronte verso terra per iniziare la suddivisione della campagna.
Questi lavori segnarono l'avvio sia di un nuovo processo espansionistico, sia la distruzione della Trapani cinquecentesca e settecentesca.
Il nuovo aspetto urbanistico non modificò sostanzialmente le strade del centro ma, alcune, cambiarono denominazione: nel 1890 la “Rua Nova” assunse il nome di via Garibaldi; via Scultori quello di via Torre Arsa; la strada della “Pazienza” prese il nome di via Poeta Calvino; quella “delli Spadari” prese il nome di via Barone Sieri Pepoli; la strada dei “Setaioli” via Cuba; quella “delli Scarpari” via delle Arti; via dei “Sartori” via Argentieri; la “Rua Grande” assunse il nome di Corso Vittorio Emanuele.
Negli anni 1865-69, fu approvato un piano di ampliamento della città, elaborato dall'ing. Giuseppe Adragna Vairo.
L'attuazione del progetto avvenne nel 1869, quando l'ing. G.B. Talotti fu nominato direttore dell'ufficio tecnico comunale.
VIA FARDELLAA seguire i lavori fu proprio Talotti dal quale il piano prese il nome.
L'ampliamento prevedeva l'espansione di Trapani verso est, in direzione dell'antica strada che portava all'Annunziata, secondo un impianti a scacchiera.
Il piano prevedeva quindi l'unificazione della vecchia città con il borgo dell'Annunziata attraverso un zona di filtro rappresentata da giardini pubblici e una grande piazza, che era il punto di partenza dell'asse viario, la via Fardella.
Nelle zone vicino al centro, attorno al giardino privato, sorsero le abitazioni dell'alta borghesia industriale e terriera, mentre nelle zone più periferiche si concentrò un'intensa attività edilizia.
Il progetto Talotti proponeva una città ricavata da un'uniforme ripetizione del modulo di base di forma rettangolare; priva di una distinzione funzionale fra le varie zone, provocando forti squilibri fra zone residenziali e di servizi.
Fu trascurato inoltre il clima della zona, i forti venti che nella struttura della vecchia città erano spezzati, qui trovano nel rigido tessuto a scacchiera dei corridoi nei quali incanalarsi.
Vari lavori di demolizione e di modifica furono attuati al fine di favorire lo sviluppo della città.
Nel 1870, furono abbattuti i bastioni del porto e quello dell'Impossibile; venne demolito l'angolo dell'ex monastero della Badia Nuova per consentire l'allineamento con la via Garibaldi, che successivamente fu sistemata; si sistemò la via Regina Elena lasciando intatto il muraglione che stava dietro l'Ospedale S. Sebastiano.
VILLA MARGHERITANel 1873 fu sistemata la passeggiata a tramontana; si rifece il prospetto della Biblioteca Fardelliana; furono collocati i fanali a gas nella via Regina Elena; venne progettata la demolizione dell'ex monastero di S. Chiara per la creazione di piazza Jolanda; e si pensò di utilizzare l'ex convento dei cappuccini, chiamato “Silva dei Cappuccini” per scuola e giardino infantile.
Nel 1875 fu abbattuta porta Cappuccini, e si sistemò il manto stradale di corso Vittorio Emanuele.
Nel 1878 furono impiantati degli alberi per creare la villa comunale e si demolì l'ultimo serraglio esistente nel Rione S. Pietro, per destinare le aree risultanti a costruzioni private.
Nel 1879 lo scultore Giuseppe Dupré, incaricato dal Consiglio Comunale, costruì un monumento a Vittorio Emanuele II, collocato poi a piazza Vittorio.
Nel 1890 fu inaugurato a piazza Marina il monumento a Garibaldi, opera di Leonardo Croce, e nello stesso periodo venne costruito il Grand'Hotel, inoltre fu abbattuta la porta Galli ed inaugurata la grande fontana di piazza Vittorio Emanuele.
PALAZZO DEL MUNICIPIONel 1904 il Palazzo D'Alì, attuale sede del Comune, sorto a piazza Vittorio Veneto, e nel 1910 fu eretto il monumento in onore del dott. Gaspare D'Urso a piazza Jolanda.
Nel 1913 venne abbattuto l'arco con la relativa torre dell'ex monastero di S. Elisabetta.
Nel 1920 alla villa Pepoli fu eretto un mezzo busto in bronzo raffigurante il conte Agostino Pepoli.
Nel 1921 il comitato cittadino istituì un comitato per la raccolta dei fondi destinati alla realizzazione di un monumento dedicato ai Caduti di tutte le guerre, a piazza Vittorio Veneto.
Infine dal 1925 al 1930 fu prosciugato un grande tratto di mare che si estendeva oltre la chiesa di S. Francesco d'Assisi, consentendo la sistemazione del viale Duca d'Aosta e a piazza Gen. Scio, dove sorse il palazzo dei Mutilati.
Risalgono proprio a questi anni le prime mappe catastali che ci mostrano i cambiamenti subiti dal territorio di Trapani nella fase post-unitaria.
Nelle più antiche è ancora intatto il vecchio nucleo della città, ma sono ormai totalmente inesistenti le mura di cinta.
Il fronte verso terra dove sorgevano il rivellino, la cortina, il fosso e gli spalti, si trovano la villa Margherita e i primi grossi blocchi del piano di ampliamento.
Negli altri estremi sono invece ancora esistenti il Castello di Terra, il baluardo dell'Impossibile, ambedue di proprietà dello stato.
Le mappe del 1905 mostrano ulteriori interventi perimetrali ma non solo nelle precedenti zone militari ma talora anche nel tessuto interno.
EX MERCATO DEL PESCEA nord, allacciata con le vecchie mura di tramontana sorse, in asse con la via Torre Arsa, la struttura ad esedra del mercato del pesce, verso ovest invece fu abbattuta la cinta bastionata cinquecentesca del Castello di Terra, il quale perse la sua funzione di struttura offensiva, e rimase in piedi solo il piccolo nucleo interno.
Lo spazio ricavato divenuto anello di congiunzione del vecchio centro abitato e la nuova zona, si delineò come una prestigiosa piazza contornata dai principali edifici pubblici come la Provincia, il Palazzo d'Alì, sorto inizialmente come sede privata e poi adibita a municipio, e il più recente Palazzo delle Poste.
Anche nella struttura urbana, dall'esigenza di risanare l'abitato permettendo alla luce di entrare al suo interno, cominciano a nascere delle piazze ricavate dall'abbattimento degli impianti religiosi abbandonati a seguito delle leggi anticlericali.
Tra queste troviamo l'attuale piazza Jolanda sorta dall'abbattimento di S. Chiara e il largo del teatro ricavato dalla demolizione del Convento di S. Agostino.

Lo stile floreale


L'ultimo decennio dell'Ottocento e i primi del Novecento costituiscono il periodo dell'Art nouveau (che in francese vuol dire “arte nuova”) ovvero, il cosiddetto “stile di transizione” tra lo storicismo eclettico e l'architettura moderna.
L'art nouveau rappresenta una prima avanguardia culturale, che assume caratteristiche più o meno differenti secondo i vari paesi nei quali si sviluppa.
Il suo comune denominatore, nel campo architettonico, è però l'uso nuovo e funzionale del ferro e delle ghise.
In essa, è la stessa struttura a diventare decorazione traendo ispirazione al fantasioso mondo animale o vegetale.
“Art nouveau” è la denominazione che questo movimento assume in Francia, ma esso diventa “Liberty” in Inghilterra e in Italia, “Jugendstil” in Germania, “Secessione” in Austria, “Stile Horta” in Belgio e “Arte Jòven” in Spagna.
In architettura, si verificò quindi un'adesione agli ideali e i costumi della società borghese industriale.
La Sicilia invece, per il suo carattere indipendentista, rimane salda nell'intenzione di non interrompere i legami storici, a favore dell'omogeneizzazione delle differenze artistiche regionali compiuta dal Liberty.
Il nuovo stile, infatti, si inserì sulla traccia medioevale e barocca, diventando linguaggio ad arte popolare.
A Trapani esso non si delineò come un fenomeno culturale importante, ma rimase uno stile di “pelle”, nonostante la grande espansione della città in questo periodo.
Ad impedire la diffusione di un nuovo codice linguistico, contribuirono vari fattori, tra cui l'enorme quantità di edifici religiosi abbandonati.
Si preferì a tal proposito occupare tali complessi soprattutto con edifici pubblici, ciò favorì una paralisi dell'edilizia.
Motivi floreali in stucco e raramente in legno andarono così a decorare facciate di palazzi, insegne e mostre di botteghe, portali; mattonelle maiolicate costituirono cimase di coronamento di palazzi; l'articolazione di morbide linee verticali e orizzontali o decorazioni a matrice geometrica modellarono ringhiere di balconi e inferriate di finestre.
Tutto ciò risultò lontano dai problemi di risoluzione strutturale e di compiutezza formale che caratterizzarono il nuovo stile.
PALAZZO DEL MUNICIPIOIn alcuni casi le decorazioni interessarono l'intero edificio, come nel caso del palazzo delle Poste, in cui lo stile Liberty è presente in ogni elemento dell'edificio, e persino nell'arredo interno, visibile nelle vetrate colorate, nelle inferriate e nelle balaustre dello scalone.
Altri esempi possono essere colti negli edifici di via XXX Gennaio, via Ammiraglio
Staiti, via della Giudecca, via Carolina e nei negozi in corso Vittorio Emanuele, e infine nella Casina delle Palme.
L'artigianato continuò a svilupparsi, ma l'industria del corallo iniziò una lenta discesa, cedendo il primato a Livorno e a Torre del Greco.
Nel campo della scultura ricordiamo: Leonardo Guida, incisore di cammei; Giuseppe Cafiero, ricostruttore di alcuni Gruppi dei Misteri; Domenico Li Muli, che eseguì il gruppo raffigurante il Tritone per la piazza Vittorio.
Tra i pittori citiamo: Giuseppe Saporito e Giovanni Lipari, paesista; Pietro Croce, ritrattisti.
I problemi affrontati dalla civica Amministrazione furono principalmente quattro: il problema dell'illuminazione, per il quale il comune si rivolse alla società “The Malta and Mediterranean Gas Company Limited” che doveva garantire la fornitura di gas, che dopo il 1900 fu sostituito dall'energia elettrica; il progetto della strada ferrata che collegava Trapani – Palermo, fu affidato ad una compagnia inglese nel 1875, ma i lavori iniziarono solo quattro anni dopo e furono finiti nel 1890. Per la costrizione della ferrovia fu occupato un settore della salina del Collegio e bonificata al zona retrostante.
Nel 1880 per fornire un collegamento più diretto con Palermo fu iniziata la costruzione della linea “via Milo” che fu terminata nel 1937; il problema idrico, fu in parte risolto con la costruzione dell'acquedotto Dammusi, grazie a Nunzio Nasi e Tommaso Mauro, per l'inaugurazione dell'acquedotto fu costruita a Piazza Vittorio la grande fontana; l'istituzione del primo servizio di trasporto urbano del 1892 con i tram trainati da animali, venne elettrificato nel 1911, grazie all'istituzione della “Società Tramwais Trapanese”, che creò una linea che partendo dalla via Carolina, attraversava tutto il centro storico e la zona nuova fino alle Fontanelle.

I recenti interventi urbanistici

Le vicende urbanistiche di Trapani del XX sec. portarono la città ad un lento degrado, causando interramenti del porto, sventramenti del centro storico, la crescita non programmata delle nuove zone d'espansione.
Nel 1920 fu prosciugato un tratto di mare dietro il convento di S. Francesco d'Assisi.
Nel 1950 venne redatto il piano di ricostruzione del rione di S. Pietro, che per la sua vicinanza col porto era il più danneggiato.
Il progetto, redatto dal prof. Edoardo Caracciolo, prevedeva la ramificazione dell'edilizia esistente e l'apertura di una grande arteria che, collegandosi con la via Virgilio, indirizzava nel centro storico parte del traffico proveniente dalle statali 113 e 115.
Il piano prevedeva la demolizione della stazione ferroviaria, per evitare ciò fu aperta l'attuale Corso Italia, che modificò l'aspetto della parte più antica della città, determinando una censura della continuità del quartiere e della sua visione integrale.
Il nuovo tessuto sembra in un primo momento rispettare le emergenze monumentali, in realtà invece grandi palazzi nobiliari, monasteri e conventi vennero stravolti.
Nel centro storico vige tuttora il piano Caracciolo che permette ancora la sostituzione degli antichi edifici con nuove strutture per niente congrue con quelle esistenti.
Anche nella parte nuova della città è ancora in vigore il piano del 1970, approvato dall'ing. De Maria, anche qui il regolamento edilizio non rispetta gli standard urbanistici e quindi i rapporti tra le zone verdi, i servizi e l'abitato, con forti concentrazioni del tessuto edilizio.
Tutti questi problemi rimangono irrisolti anche a causa dell'assenza di un piano regolatore.
Esclusivo è il piano regolatore del porto, il piano prevede il potenziamento delle strutture portuali, la costruzione di terminals ferroviari, nuove banchine nella zona del Ronciglio e ulteriori settori per le attività pescherecce e per il traffico turistico.
Tuttavia queste nuove strutture tendono a snaturare il paesaggio locale allontanando peraltro il mare soprattutto nella zona di Mezzogiorno, che da sempre aveva costituito il lungomare trapanese.
Gli sventramenti del centro antico, la disordinata espansione dalla città, le alterazioni dell'ambiente circostante hanno provocato una rottura tra l'uomo e il suo passato.
Anche le originarie caratteristiche formali della città sono cambiate.
Il territorio che prima era caratterizzato da morbide linee di coste e da isolette appena affioranti dal bassofondo marino, ha subito notevoli modifiche col passare dei secoli a causa dell'intervento dell'uomo, e oggi si presenta quasi totalmente atropizzato, diverso oltre che nella visione totale anche nella stessa struttura.

 

 

 

 

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