logo-sito

slide-27 slide-20 slide-21 slide-22 slide-23 slide-24 slide-25 slide-26 slide-28 slide-29 slide-30 slider-31 slide-32
slide-26.jpg

Trapani - La Storia




STUDIO DI TRAPANI DALLE ORIGINI AI NOSTRI GIORNI
ITINERARI ARTISTICO CULTURALI

CAPITOLO 3
La città dalla conquista islamica al periodo aragonese

Le crociate
L'età federiciana e l'arrivo dei primi ordini mendicanti
La breve parentesi angioina
La Sicilia nel periodo spagnolo
Lo stile chiaromontano

Gli arabi sbarcarono in Sicilia nell'827, probabilmente a Mazara, ma solo dopo un lungo periodo di guerre, dall'827 all'880, riuscirono ad impadronirsi effettivamente dell'isola.
Il loro arrivo fu spinto dal forte desiderio di espandersi verso occidente, ma venne facilitato dalle divergenze che si erano venute a creare fra i due imperi romani.
Le ultime città cadute, dopo una lunga resistenza, sotto il dominio arabo furono Siracusa, Taormina e Rametta.
Contrariamente, Trapani, non oppose resistenza sia perché non aveva una buona organizzazione militare, ma soprattutto per l'odio che provava verso l'Impero romano.
A questa fase di scorribande ne seguì una di sviluppo, possiamo infatti dividere la dominazione araba in due periodi: il primo caratterizzato da massacri e distruzione; il secondo di assestamento, mantenimento delle istituzioni locali e tolleranza religiosa.
Anche se gli Arabi cercarono di diffondere l'Islamismo trasformando anche delle chiese in moschee, lasciarono sia ai cristiani che agli ebrei, presenti sull'Isola, la possibilità di continuare a professare la loro religione liberamente.
Gli Arabi attuando una politica economica illuminata riuscirono in poco tempo a trasformare tutta l'Isola in una terra fertile, descritta da molti scrittori come paradiso terrestre.
A favorire la crescita del settore commerciale fu ancora una volta la posizione, al centro del Mediterraneo, della Sicilia che gli Arabi riuscirono a fruttare al meglio creando un grande emporio commerciale attraverso il quale potevano mantenere rapporti con altre città, riuscendo così a risollevarsi dall'abbandono da parte dei Romani.
A Trapani, il porto riacquistò il suo originale splendore, diventando un importante centro marittimo collegato a tutto il Mediterraneo, vennero migliorate anche le tecniche di pesca, soprattutto quella del tonno che diventerà successivamente un'attività economica fondamentale. Molto importante fu anche l'organizzazione dell'agricoltura, migliorata sia dall'introduzione di nuove colture, come la canna da zucchero, il cotone, la canapa, gli aranci, i limoni, il gelso, gli ortaggi, le cipolle, i carciofi, sia da un efficiente sistema di irrigazione, con il quale riportarono opere di ingegneria idraulica già utilizzate nelle loro terre di origine, di natura molto arida; ed inoltre la divisione dei latifondi, favorita da una legge che sollecitava la suddivisione delle proprietà tra i figli.
Fra le varie modifiche apportate dagli Arabi ci fu anche la restaurazione e la fortificazione delle città, che vennero divise in distretti (o rioni), ciascuno dei quali era munito di una moschea e un pulpito.
Sotto la dominazione araba la Sicilia divenne un importante centro culturale, le città vennero ampliate e arricchite di lussuose statue e nel campo dell'architettura venne introdotto l'arco a sesto acuto; cosicché lo sviluppo del commercio e dell'industria, il fiorire delle arti, delle scienze e delle lettere permisero all'Isola di unirsi alla Spagna e alle regioni dell'Africa settentrionale in una comune linea di sviluppo storico.
Riforme vennero apportate anche nel campo amministrativo, la Sicilia venne divisa in tre “Valli”: Val di Mazara, Val di Noto, Val Demone.
Trapani ricadeva nella Val di Mazara, essa dipendeva dall'Alcaido di Mazara e governata da uno Stratega.
Dalla raccolta di testi arabi, realizzata da Michele Amari, si può capire come si presentasse Trapani a quel tempo, essa appariva come un piccolo centro abitato protetto dalle mura circondata interamente dal mare, un ponte a levante collegava la città dalla campagna nella quale si estendevano le saline e terreni fertili adatti a qualsiasi tipo di seminagione.
Di particolare importanza era il porto situato nella parte meridionale, nel quale si praticava la pesca del tonno e del corallo la cui estrazione era stata già introdotta dai Fenici e diventata ormai fiorente come quella del tonno.
Gli scritti di 'Ibn 'Gubayr ci descrivono una città tipicamente musulmana, caratterizzata da costruzioni di colore bianco, da mercati, e bagni pubblici, gli ultimi alimentati da acque termali e minerali scoperte nella zona della spiaggia di S. Giuliano.
La città era ricca di chiese e moschee erette rispettivamente dai Cristiani, Ebrei e Musulmani, che vivevano pacificamente insieme.
Il costo della vita era molto basso grazie agli abbondanti traffici marittimi che permettevano di acquistare prodotti a basso costo.
Ancora oggi, nonostante le varie modifiche, si possono individuare caratteristiche edilizie e funzionali tipicamente islamiche.
Nel reticolo urbano è riconoscibile la logica degli spazi viari islamici, divisibili in tre categorie: grande via (shari), strada di quartiere (darb), vicolo cieco (aziqqa); questo groviglio di strade, con scopo difensivo, assume per la città un nuovo significato, cioè come strumento per spezzare i venti che battono su tutti i lati della città.
Basandosi sulla politica Cartaginese gli Arabi modificarono i regolamenti per istituirne di migliori.
In conclusione, i Siculi riuscirono ad apprendere molte cose della cultura araba, assimilandola e, facendola propria, il loro comportamento nei confronti degli Arabi non fu conflittuale, in quanto questi ultimi non imposero mai duramente il loro dominio, ma anzi lasciarono i Siculi liberi nel pensiero e nelle opere portandoli ad una floridezza economica.
L'ultimo periodo della dominazione Araba fu caratterizzato da numerose e sanguinose guerre che portarono, nel 1061 alla comparsa dei Normanni.
In questo periodo infatti la potenza musulmana nel Mediterraneo iniziò ad oscillare portando come conseguenza un isolamento della Sicilia, la quale fu immediatamente presa di mira per una riconquista cristiana.
I Normanni, grande popolo guerriero, esponendosi così tra le grandi forze del Mediterraneo: l'Impero romano germanico, l'Impero bizantino, il Papato e gli Arabi, portavano avanti il loro desiderio di dominio.
I loro possedimenti si estendevano dalla Puglia alla Calabria e mentre lì era agevolato l'intervento con la forza, in Sicilia invece, dove il potere era saldo nelle mani degli Arabi, la situazione era diversa.
Sbarcati a Messina nel 1061, i Normanni con a capo Ruggero di Altavilla giunsero a Trapani nel 1077 e, assediarono la città fino al 1091.
La conquista si prolungò tanto, perché i trapanesi, non avendo nulla da rimproverare agli Arabi, che anzi erano riusciti a riportare la città al suo antico splendore, opposero fino all'ultimo resistenza, ma poi con uno stratagemma gli invasori riuscirono a vincere.
In segno di arresa anche il simbolo della potenza militare della città, il Castello di Terra, fu consegnato in mano ai conquistatori, che disposero subito di far riparare e consolidare le fortificazioni, ripristinare l'arsenale e riconosciuta l'importanza strategica concessero al porto la franchigia doganale per le navi provenienti da qualsiasi nazione.
La loro colonizzazione non fu di massa, come avevano fatto precedentemente gli Arabi, ma portarono nuovi elementi culturali e un sistema amministrativo che permise uso delle diverse tradizioni già esistenti: quella islamica, bizantina e quella latina.
Il governo di Ruggero si protrasse fino al 1130.
A Ruggero successe il figlio, che dopo aver trasformato la contea di Sicilia in un Regno, si fece incoronare Ruggero II.
Nel nuovo Regno, che comprendeva anche la Calabria e la Puglia, estendendosi sino ai confini con gli Stati Pontifici, venne rafforzato l'assetto interno, vennero distribuiti incarichi ad uomini appartenenti a tutte le comunità e la città venne trasformata in un centro dove confluivano vari elementi di cultura bizantina, araba e greca.
Sotto la dominazione normanna, che si protrasse dal 1091 al 1194 cioè fino alla morte di Tancredi, ultimo discendente di Ruggero II, Trapani intraprese un'ascesa economica e con la nuova divisione del territorio, che portò alla reintroduzione delle colture estensive, si popolò di uomini provenienti dall'entroterra, che si stabilirono principalmente nei grossi villaggi.

Le Crociate

A contribuire allo sviluppo dell'economia siciliana in periodo normanno, furono le Crociate (1096-1274) che, soprattutto nelle città costiere, portarono ricchezza e commercio.
Nel porto di Trapani arrivarono le armate dei popoli cristiani provenienti non solo dall'Italia ma anche dalla Francia, dal Portogallo, dall'Inghilterra e dalla Spagna.
Le Crociate crearono condizioni tali da far diventare il porto di Trapani un enorme emporio commerciale frequentato da nazioni allettate dal commercio, dalla ricchezza e dalla franchigia doganale.
La crociate portarono inoltre allo sviluppo delle industrie e alla parità dei diritti di agricoltori, industriali e commercianti provenienti da diverse nazioni.Chiesa Santa Maria di Gesù
Numerosi mercanti amalfitani, catalani, alessandrini, genovesi, pisani, stabiliti nei pressi dell'antica chiesa di S. Sofia, veneziani, che risiedevano nei pressi dell'attuale chiesa di S. Maria del Gesù, francesi, che risiedevano presso la chiesa di S. Michele, e fiorentini fecero di Trapani la propria sede favorita, sorsero così consolati di varie nazioni, vere e proprie strutture di rappresentanza e punti di riferimento sociale e assistenziale per le singole comunità estere.
Queste istituzioni trovarono collocazione sia in città che fuori dalle mura occidentali, dove ancora il territorio era costituito da isolotti ravvicinati appena emergenti dal bassofondo marino, collegati già da un tessuto connettivo di alghe che consentiva, in tempo di bonaccia, di recarvisi senza bagnarsi.
La città era quindi popolata principalmente da cinque stirpi: la popolazione indigena, sopravvissuta alle varie invasioni; la popolazione greco-bizantina; gli Arabi, che costituivano la maggior parte della popolazione; gli Ebrei che si concentravano nella zona della Giudecca; e infine i nuovi dominatori, i Normanni.
Le lingue maggiormente parlate erano: quella greca, araba e latina, a cui si affiancava il francese.
Numerose chiese e palazzi, di cui noi oggi non abbiamo più nessuna traccia, probabilmente si dislocavano sul territorio secondo la tipica architettura, mista di elementi arabi, greci ed europei. L'età federiciana e l'arrivo dei primi ordini mendicanti

Tutti i monumenti edificati in questo periodo vengono classificati sotto la denominazione di arte arabo-normanna, come abbiamo visto infatti i Normanni non imposero la loro architettura, ma seppero fonderla con quella già esistente.
Essi prediligevano lo sviluppo in altezza delle navate e dei transetti e colonne polilobate accompagnavano sempre i costoloni delle volte a crociera.
Sempre legato alle crociate è il fenomeno che vede sorgere in città numerosi edifici creati dagli ordini cavallereschi per ospitare e assistere i cristiani in viaggio verso Gerusalemme.
Gli “ospitalari”, che avevano il compito di ospitare i pellegrini, costruirono un ospizio con l'annessa chiesa di S. Giovanni all'inizio dell'attuale via Libertà, mentre i templari, che avevano l'incarico di proteggere quanti si recassero a visitare il tempio di Gerusalemme, si stabilirono nel luogo che divenne poi di proprietà dei padri agostiniani.
BIBLIOTECA FARDELLIANALe chiese costruite durante il periodo normanno furono: la chiesa di S. Maria dei greci, distrutta per la costruzione della caserma degli “Spagnoli”, essa sorgeva sulla via XXX Gennaio; la chiesa di Santa Maria la nova, incorporata successivamente alla chiesa di S. Domenico; la chiesa di S. Giacomo Maggiore, fabbricata dai cavalieri dell'Ordine di S. Giacomo, ampliata nel 1426, divenne poi sede della Compagnia dei Bianchi e fu interdetta nel 1833, essa si trovava dove oggi sorge l'edificio della Biblioteca Fardelliana; la chiesa di S. Bartolomeo, situata dietro all'ex monastero di S. Andrea e incorporata da questo per un successivo ampliamento del caseggiato.

A Trapani con gli altri ordini cavallereschi giunsero anche i benedettini che costruirono un piccolo convento con l'annessa chiesa, il complesso sorgeva lontano dall'abitato ad ovest delle mura lungo l'attuale via S. Francesco d'Assisi.
Sempre del periodo normanno sono la costruzione dell'antico ospedale cittadino dedicato a S. Antonio, situato all'interno delle mura, e alcuni piccoli edifici religiosi, tra cui: la chiesetta di S. Antonio, costruita da alcuni marinai dell'isola da cui prese il nome, e una cappella dedicata a Maria Vergine edificata nel luogo concesso poi ai padri domenicani.
Anche il campo amministrativo subì modifiche.
A poco a poco il rito latino, protetto dai dominatori normanni, soppiantò quello greco, fu così istituita l'Apostolica legazia.
La Chiesa cattolica romana, che gli arabi avevano posto in secondo piano rispetto quelle musulmana, diventò un importante mezzo per avviare l'opera di latinizzazione, intrapresa dai normanni, infatti molte diocesi furono aggiunte alle antiche e i Vescovi greci, che dipendevano dal Patriarca costantinopolitano, vennero sottoposti all'autorità del pontefice romano.
I Normanni incoraggiarono le creatività di qualsiasi professione dando vita ad una civiltà definita in quell'epoca la più raffinata e la più colta dell'Europa cristiana, essi fecero propria l'arte amministrativa dei Bizantini e la tecnica finanziaria degli Arabi, approvando qualsiasi usanza delle diverse culture che però non andava in contrasto con le leggi principali del Regno.
Quando nel 1189 Guglielmo II, ultimo re normanno, morì senza lasciare figli, il Papa, per mantenere il governo della Sicilia, nominò re Tancredi nipote illegittimo di Guglielmo.
Questa investitura però, determinò la discesa in Italia di Enrico VI di Svevia, della famiglia degli Hohenstaufen, il quale rivendicò il trono dato a Tancredi, in quanto marito di Costanza di Altavilla che, come zia di Guglielmo rappresentava l'unica erede ufficiale.
Enrico VI si incoronò, a Palermo, re di Sicilia nel 1194, ma pochi anni dopo morì e il trono passò al figlio Federico II che, essendo minorenne, governò inizialmente sotto la reggenza della madre e, alla morte di questa, sotto la tutela di Papa Innocenzo III.
Federico II fu re di Sicilia dal 1212 al 1250, esso delineò un'organizzazione amministrativa comunale autonoma basata sul centralismo.
Durante questo periodo Trapani, pur mantenendo ancora i contatti con le altre città marittime, registrò un calo nell'economia cittadina.
Le cause di questo fenomeno furono dovute sia all'introduzione del monopolio della corona sul sale, che aveva sempre costituito uno dei fattori principali per lo sviluppo di Trapani, sia ad una diminuzione della produzione agricola, a causa dello spopolamento della campagna da parte della manodopera costituita soprattutto dalla popolazione musulmana che si allontanò a causa delle persecuzioni razziali.
Una nota di novità fu data dall'arrivo a Trapani dei primi ordini mendicanti provenienti dalla Terra santa che, con la costruzione dei loro conventi, assunsero un ruolo importante sia nell'evoluzione urbanistica cittadina che nella vita religiosa, sociale, economica, culturale e artistica.
Questi impianti erano localizzati secondo i bisogni economici, politici e religiosi, cosicché francescani, domenicani e altri ordini, si trovarono a dividersi il controllo dei diversi spazi cittadini costituendo precise sfere d'influenza.
Alcuni fattori, tra cui la mancanza di spazio all'interno delle mura, e i problemi di gerarchia interna e la successione cronologica del loro arrivo in città, determinarono inizialmente, la loro collocazione nelle zone più periferiche.
Santuario della Madonna  di TrapaniTra i primi a giungere a Trapani furono i padri Francescani, venuti nel 1224.
Essi edificarono una chiesa e un convento vicino il consolato degli alessandrini, verso ponente sull'isola detta delle Vergini lontano dal centro abitato, secondo il disegno dell'architetto padre Bonaventura Certo, ampliarono il loro complesso.
Nel 1229-30 arrivarono a Trapani i padri Domenicani, che si stabilirono nella piccola chiesa del Gesù, all'interno della città.
La chiesa, situata nella strada della Giudecca, in origine era una sinagoga trasformata in chiesa da un ebreo convertito.
Il suo vero titolo era del SS. Salvatore e nel 1772 essa fu adibita a magazzino e bottega.
Nel 1240 giunsero in città i carmelitani, che occuparono le case adiacenti alla chiesa della Madonna del Parto, situata a levante fuori dalle mura dalla parte di tramontana.
Dopo qualche anno il Senato affidò loro la statua della Madonna di Trapani che fu portata nella chiesa di S. Caterina all'Arena, nella quale i padri si trasferirono e, lì iniziarono l'ampliamento della chiesa e la costruzione del convento che successivamente dedicarono all'Annunziata.
Sempre nello stesso secolo arrivarono a Trapani i padri Agostiniani, a cui venne affidata la chiesa di S. Giovanni Battista, già di proprietà dei Cavalieri templari.
I padri ampliarono il tempio che divenne il duomo della città dove il Senato si riuniva nei Consigli generali.
Nel 1289, sotto Giacomo II, i Domenicani ottennero il luogo dove sorgeva la chiesetta normanna dedicata a Maria Vergine.
Lì i padri iniziarono la costruzione del convento e della chiesa, che fu battezzata S. Maria la Nova e nel 1513 dopo l'ampliamento prese il nome di S. Domenico.
Il primo monastero costruito a Trapani, fu quello di S. Elisabetta, realizzato nel 1290 a carico dei signori Emmanuele, nel vecchio quartiere Casalicchio, oltre al monastero vi era la chiesa; il complesso sorgeva dove oggi c'è l'edificio dell'istituto tecnico “S. Calvino”.
Un altro monastero con l'annessa chiesa di S. Andrea sorse accanto alla chiesa di S. Bartolomeo, fondata nel 1293 dove oggi sorge la scuola elementare di S. Pietro.
Inizialmente appartenente alle religiose carmelitane passò poi alle domenicane nel 1590 e cambiò denominazione in Maria SS. del Rosario, la chiesa fu ampliata ma nel 1943 fu distrutta dagli eventi bellici.
Sant' Alberto patrono di TrapaniDue eventi in particolare caratterizzarono il XIII sec. questi sono: la venuta della miracolosa statua della Madonna di Trapani e al nascita di S. Alberto degli Abate.
S. Alberto, considerato oggi il patrono di Trapani, nacque nel 1250 probabilmente a Erice, egli indossò l'abito carmelitano e fu a capo della provincia religiosa dell'Ordine, morì a Messina nel 1307; in vita operò numerosi miracoli e così nel 1452 fu canonizzato.
L'altro evento importane è l'arrivo della statua della Madonna di Trapani.
Varie ipotesi sono state formulate sulla provenienza e sulla paternità dell'opera, la statua marmorea, caratterizzata da un elegante linearismo e dalla dolcezza nell'espressione, è un esempio dalla scultura gotica in Sicilia.
La raffinata esecuzione e gli sguardi pieni di dolcezza della Madonna e del Bambino, testimonianti un muto colloquio fra i due, trovano probabilmente realizzazione nella mano di Nino Pisano e della sua scuola.Statua della Madonna di Trapani
Secondo alcune ipotesi la statua fu commissionata dallo stesso Consolato pisano per la loro cappella dedicata a Maria SS. del Soccorso; ma quando il Consolato chiuse i suoi uffici a causa della lotta contro gli Aragonesi, i proprietari decisero di portare la statua nella loro terra di origine.
Questa decisione, però, causò il malcontento dei trapanesi che si ribellarono, fu così che il Senato intervenne impadronendosi del simulacro che fu portato prima nella chiesa di S. Maria del Parto e poi nella chiesa dedicata all'Annunziata.
La Madonna di Trapani insieme con S. Alberto rappresentano le più importanti figure religiose della città.
Durante la dominazione sveva abbiamo visto come Federico II continuasse l'opera “gotica” portata in Sicilia dai normanni e, attraverso la costruzione di numerosi castelli, riuscisse a fondere il gotico siciliano con quello europeo.
Dal repertorio stilistico furono eliminate alcune policromie e stravaganze arabo-bizantine, mentre le conoscenze ingegneristiche del periodo precedente furono applicate agli impianti idrici e igienici.

La breve parentesi angioina

Quando Federico II nel 1250 morì, si verificò in Sicilia un periodo di crollo economico, sociale e politico.
A Federico successe il figlio Manfredi principe di Taranto a qui furono destinate le terre italiche e la Sicilia, ma quando i rapporti con il fratello Corrado IV si deteriorarono, quest'ultimo decise di scendere in Italia, per riprendere possesso del regno di Napoli e della Sicilia.
Ma nel 1254 Corrado morì, forse avvelenato dal fratello Manfredi, lasciando un figlio di due anni al quale fu dato il soprannome di Corradino.
Nel 1258 Manfredi si fece incoronare a Palermo re di Napoli e di Sicilia e rafforzò la sua egemonia sul territorio, ma questo mise in allarme lo Stato Pontificio che mandò a chiamare Carlo D'Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX.
Carlo scese in Italia e nel 1266 con la battaglia di Benevento s'impossessò del regno di Manfredi, determinando definitivamente la fine della dinastia degli Hohenstaufen e l'iniziò di quella angioina che vide Napoli come nuova capitale del regno.
Durante la dominazione sveva Trapani ottenne numerosi privilegi con nuove esenzioni di tasse e l'acquisizione di riconoscimenti per meriti dei suoi cittadini.
Quando Manfredi si incoronò re di Sicilia, i baroni delusi di non aver ottenuto maggiori esenzioni, istigarono il popolo contro la Casa Sveva, e deposero le loro speranze in Carlo D'Angiò che sotto le false spoglie della legalità e dell'indipendenza ingannò il popolo dimostrandosi un tiranno.
Fu così che nel 1282 tutto il popolo siciliano si trovò riunito e compatto con lo scopo di cacciare il tiranno straniero.
Intanto sbarcava nelle coste trapanesi Pietro III d'Aragona che, chiamato dal Parlamento, riuscì dopo varie difficoltà a cacciare Carlo.
La totale sconfitta angioina avvenne nella battaglia navale combattuta nelle coste trapanesi che vide le navi guidate da Palmerio Abate e Ruggero Lauria abbattere quelle napoletane e francesi.
Ciò decretò la separazione della Sicilia dal resto del Meridione, il quale continuò, invece, a rimanere in mano ai d'Angiò.

La Sicilia nel periodo spagnolo

Quando finalmente Pietro riuscì a restaurare l'ordine politico in Sicilia, ne affidò la reggenza alla moglie Costanza (figlia di Manfredi), che ne rivendicava il trono, l'Isola entrò così nell'orbita spagnola.
Morto Pietro nel 1285, gli successe il figlio Giacomo, il quale venne incoronato a Palermo nel 1286.
La politica del nuovo re fu di grande tranquillità e prosperità, progredirono le industrie e il commercio subì una forte espansione.
Giacomo II d'Aragona decise alla fine del XIV sec. di apportare un ampliamento della città di Trapani, e con l'editto del 1286, costruì una nuova cinta muraria che, inglobando l'antica struttura quadrata, generava una estensione della città sia verso est che verso nord.
L'ampliamento verso occidente si verificò in seguito ad un processo di bonifica di quella zona, sede di consolati stranieri e strutture religiose, dove ancora vi erano piccole isolette e scogli.
L' ampliamento portò alla divisione della città in cinque quartieri.


Pianta di Trapani

Due appartenenti al nucleo più antico erano: (1)“Casalicchio”, così chiamato per la consistenza della sue case, fu poi detto di “S. Pietro”, e quello (2)“di Mezzo”, così chiamato per la sua localizzazione fra gli altri quartieri, fu poi detto di “S. Nicola”.
Gli altri quartieri determinati invece dalla nuova espansione erano: quello della (3)“Rua Nova” formato dall'ampliamento verso nord, dove fu costruita l'arteria omonima oggi detta Via Garibaldi, e “Pietra Palazzo” dove fu realizzata un'altra importante arteria: la “Rua Grande”, odierno corso Vittorio Emanuele.
“Pietra Palazzo” si divideva a sua volta in (4)“S. Lorenzo” e (5)“S. Francesco” situato ad ovest; questo quartiere era probabilmente definito “Palazzo” per la presenza di eleganti costruzioni.
Altre modifiche furono apportate anche a sud, tuttavia i trapanesi per tutto il XIV sec. preferirono abitare nel vecchio centro cittadino e solo dopo il Quattrocento inizierà l'urbanizzazione della zona nuova.
Porta BotteghelleCon la costruzione della nuova cinta muraria furono costruite altre porte oltre a quelle gia esistenti nelle vecchie mura queste sono: cinque a mezzodì la Porta “de' Pescatori”, della “Putichelle”, della Dogana, de' Genovesi (poi detta di S. Antonio), e Porta Serisso; a tramontana troviamo Porta Felice (detta anche delle “Bocchianie” per la presenza di macelli), della Madonna di Gallo (poi chiusa per far spazio ad un oratorio dedicato alla Madonna), delle Bottegarelle; a ponente la Porta dei Pescatori del Palazzo, porta Reale, e porta della Torre, mentre nelle vecchie mura troviamo la porta di terra e quella di mare accanto alla torre Pali.

Porta SerissoSempre a Giacomo Il viene attribuito il potenziamento del castello di Terra.
Tale intervento, necessario per completare l'opera di fortificazione della città, consistette nella creazione di un fossato e di un contromuro attorno al nucleo originario.
L'ampiezza della città non subirà sostanziali variazioni fino al XIX secolo, anche le mura rimarranno pressoché uguali, solo dal Cinquecento in poi le quattro torri angolari realizzate dagli aragonesi verranno sostituite da opere di difesa più moderne.
Richiamato in patria, per la morte del fratello Alfonzo, Giacomo II dovette affidare la Sicilia al controllo del fratello Federico che, nel 1292, acclamato dal Parlamento, venne incoronato re di Sicilia e prese il nome di Federico III, poi con la pace di Cartabellotta fu riconosciuto definitivamente re della Sicilia che da ora in poi si chiamerà Trinacria per distinguersi dal precedente Regno di Sicilia degli Angiò.
Sotto la dominazione aragonese, la Sicilia fu divisa amministrativamente in quattro Valli e non in tre come era in origine: Valle di Mazara, di Agrigento, di Noto, e Demone o Castrogiovanni.
Federico III intraprese una politica equilibrata ed espansionistica, allargando il proprio regno verso l'Africa e il Levante, e intraprese rapporti amichevoli con gli Stati Europei.
Il periodo che seguì fu costantemente caratterizzato dal lotte interne tra la Corona e la classe baronale.
I nobili così non influenzarono solo la vita politica cittadina ma riuscirono anche a diminuire i diritti del re trasformando i loro feudi in proprietà privata sulla quale applicarono la giurisdizione penale, fino ad allora potere esclusivo del re.
In questo modo il feudalesimo anziché consolidare l'autorità centrale, la stava lentamente sgretolando.
A Trapani la situazione era abbastanza diversa, infatti data la sua diversa formazione economica, basata principalmente sull'attività del porto, centro di scambi con altre città marinare, e sulle industrie locali del sale e del tonno, essa era più una città mercantile piuttosto che feudale.
Tra le famiglie più importanti della città nel XIV secolo troviamo: i Fardella, gli Abate, i Vento, i Chiaramonte, i Del Bosco e i Ventimiglia, alcune di queste famiglie basarono la loro fortuna sulla pirateria di qui Trapani era considerata un grosso centro.
Tra le piccole chiese sorte in periodo aragonese troviamo: S. Leonardo lo Grande, eretto nell'odierna via Nasi, intitolata ai quattro Santi incoronati nel XVII dai maestri murifabbri che ne erano venuti in possesso, ridotta a rovina nel 1943, e poi ricostruita dalla stessa arte; la chiesa di S. Lucia, costruita dai pescatori del Palazzo, vicino l'ex consolato veneziano.
Per la famiglia reale il 1318 fu un anno ricco di avvenimenti sia positivi che negativi: in primavera la regina Eleonora partorì un figlio, che chiamò Giovanni; nel settembre la principessa Costanza, la figlia maggiore, andò in sposa a Enrico II, re di Cipro; e nel novembre per una caduta da cavallo morì proprio a Trapani Manfredi, infatti la sua salma fu deposta nella chiesa di S. Maria la Nova, oggi nota come S. Domenico.

Lo stile chiaramontano

Nel XIV sec. tutte le realizzazioni architettoniche mostrano temi e motivi riconducibili a quella corrente artistica siciliana che si definisce stile chiaramontano.
Questo stile presenta una forte chiusura alle influenze esterne, e quindi allo stile gotico internazionale privilegia invece il recupero del vecchio codice linguistico arabo-normanno.
A causa dell'isolamento politico e culturale, in cui la Sicilia si trovò nel corso del Trecento, l'arte siciliana incominciò a regredire, sopratutto dopo il periodo federiciano in cui era stato tentato un inserimento del gotico sia nell'edilizia civile che in quella religiosa, le diverse maestranze continuarono ad utilizzare pratiche costruttive legate alla tradizione islamica, reinterpretandone spesso in chiave popolare alcuni motivi decorativi.
Di fatto lo stile gotico poco presente nell'isola non riuscì a modificare il repertorio stilistico, come invece aveva fatto nelle sue terre d'origine, divenne così una semplice fonte di ispirazione di forme nuove e singolari che, unite a quelle tradizionali, vennero a caratterizzare lo stile chiaramontano.
Malgrado i numerosi restauri effettuati oggi non rimane quasi traccia degli edifici Trecenteschi.
Chiesa Sant'AgostinoDelle chiese Trecentesche di S. Domenico e di S. Agostino, di cui oggi ne possiamo ammirare ancora lo splendore, è importante notare i rosoni con cornici a motivi floreali.
Appartenenti invece ai resti di un palazzo, probabilmente dei Chiaramonte, sito in via Sette Dolori, sono le finestre ogivali bifore e trifore che insieme al portone presentano raffinate modanature a quadrifogli e a denti di sega.
Il palazzo fu costruito, per volere dei Chiaramonte, nel cuore della città antica, in un isolato che per secoli fu chiamato “Isola dello Steri”.
Vicino al palazzo i Chiaramonte fecero costruire una cappella dedicata a S. Nicolò.
In seguito il palazzo fu confiscato nel 1352 e la cappella fu donata al popolo.
Sempre ai Chiaramonte è dovuto l'arrivo in città, tramite un acquedotto ad archi fatto costruire dalla famiglia, dell'acqua della falde di Erice; l'acqua arrivata a valle si raccoglieva in una fontana che si trovava vicino la chiesa di S. Agostino.
A decorare la fontana furono una statua di Saturno ed alcuni stemmi.
Morto nel 1337 Federico III lasciò il trono al figlio Pietro II, il quale si accorse della difficile situazione interna, che vedeva in lotta i baroni siciliani, e affidò nel 1348 la reggenza al suo vice, il fratello Giovanni duca di Atene e Neopatria.
FONTANA DEL SATURNOGiovanni riportò la supremazia catalana, soppresse la varie discordie interne e adottò una politica autoritaria.
La situazione rimase invariata anche dopo la morte di Pietro II, e il vicariato passò a Ludovico.
Le discordie fra le due diverse correnti, quella catalana e quella latina, si riaccesero sanguinose quando la prima, tutelata da Ludovico, iniziò ad indebolirsi, e il tentativo di questo di decentrare l'esercizio del potere non servì a nulla, a causa dell'indifferenza verso la Corona e l'accresciuto potere dei baroni, materializzò nella famiglia Chiaramente la volontà di riportare gli Angioini nell'isola ciò non avvenne grazie alla forte resistenza dalla corrente catalana.
In Sicilia si era appena ristabilito l'ordine, quando nel 1348 re Ludovico morì di peste, di conseguenza il trono passò al quattordicenne Federico IV.
Il nuovo re riuscì a sottomettere le due correnti e dopo la sua scomparsa si verificò un periodo di transizione.
Dopo la morte di Federico IV subentrò la figlia, la regina Maria.
Essa fece riaffiorare nuovamente la lotte fra le due correnti, per cui, l'unica soluzione per sperare di poter riunire le parti fu creare, per il reggimento del governo, un Vicariato collettivo composto da quattro vicari che esercitavano giurisdizione nell'area ad essi assegnata; naturalmente questo vicariato non fu unitario, perché ognuno esercitava secondo le proprie influenze e i interessi politici.
Ma tale organizzazione non ebbe i risultati sperati così il vecchio Martino, suocero della regina Maria, decise di scendere in Italia per riportare l'ordine in Sicilia.
In questa occasione, nella cinta muraria fu aperta un'altra porta che fu chiamata della Regina, essa si trovava vicino a quella della Dogana (costruita sotto Giacomo II), ma solo a partire dal XVI sec. fu lasciata stabilmente aperta perché, a causa della costruzione del bastione Principale, fu murata la porta della Dogana.
Martino riuscì ad consolidare la monarchia, e dopo la morte di re Giovanni, venne chiamato a succedere il re deceduto.
Egli lasciò la reggenza della Sicilia al figlio Martino, che assunse il nome di Martino I, il quale sposò in seconde nozze Bianca di Navarra, nel 1402.
Martino I, per assicurare stabilità alla Sicilia si rifece alla precedente politica di Giacomo II e Federico III, ma morto nel 1409 senza lasciare prole, il regno passò nuovamente nelle mani del padre che prese il nome di Martino II, il quale confermò la luogotenenza della nuora Bianca.
Ma questa situazione determinò l'unione della Corona di Sicilia con quella di Aragona, di conseguenza l'Isola perse la sua indipendenza.
Trapani appoggiò la regina Bianca e si alleò con la corrente catalana.
Non essendoci successori al seguito di Martino, la Sicilia rimase nelle mani di Bianca, che consapevole di avere forze inferiori, cercò di arrivare ad un accordo con i nemici, ma la situazione andò sempre più precipitando tanto che la Sicilia entrò nella guerra civile che ebbe fine nel 1412 con l'arrivo di Ferdinando di Castiglia.
Con l'elezione di Ferdinando, che mandò al suo posto il figlio Giovanni, la Sicilia non fu più stimata come un regno autonomo ma come una provincia della Spagna.

Trapani - La Storia




STUDIO DI TRAPANI DALLE ORIGINI AI NOSTRI GIORNI
ITINERARI ARTISTICO CULTURALI

CAPITOLO 3
La città dalla conquista islamica al periodo aragonese

Le crociate
L'età federiciana e l'arrivo dei primi ordini mendicanti
La breve parentesi angioina
La Sicilia nel periodo spagnolo
Lo stile chiaromontano

Gli arabi sbarcarono in Sicilia nell'827, probabilmente a Mazara, ma solo dopo un lungo periodo di guerre, dall'827 all'880, riuscirono ad impadronirsi effettivamente dell'isola.
Il loro arrivo fu spinto dal forte desiderio di espandersi verso occidente, ma venne facilitato dalle divergenze che si erano venute a creare fra i due imperi romani.
Le ultime città cadute, dopo una lunga resistenza, sotto il dominio arabo furono Siracusa, Taormina e Rametta.
Contrariamente, Trapani, non oppose resistenza sia perché non aveva una buona organizzazione militare, ma soprattutto per l'odio che provava verso l'Impero romano.
A questa fase di scorribande ne seguì una di sviluppo, possiamo infatti dividere la dominazione araba in due periodi: il primo caratterizzato da massacri e distruzione; il secondo di assestamento, mantenimento delle istituzioni locali e tolleranza religiosa.
Anche se gli Arabi cercarono di diffondere l'Islamismo trasformando anche delle chiese in moschee, lasciarono sia ai cristiani che agli ebrei, presenti sull'Isola, la possibilità di continuare a professare la loro religione liberamente.
Gli Arabi attuando una politica economica illuminata riuscirono in poco tempo a trasformare tutta l'Isola in una terra fertile, descritta da molti scrittori come paradiso terrestre.
A favorire la crescita del settore commerciale fu ancora una volta la posizione, al centro del Mediterraneo, della Sicilia che gli Arabi riuscirono a fruttare al meglio creando un grande emporio commerciale attraverso il quale potevano mantenere rapporti con altre città, riuscendo così a risollevarsi dall'abbandono da parte dei Romani.
A Trapani, il porto riacquistò il suo originale splendore, diventando un importante centro marittimo collegato a tutto il Mediterraneo, vennero migliorate anche le tecniche di pesca, soprattutto quella del tonno che diventerà successivamente un'attività economica fondamentale. Molto importante fu anche l'organizzazione dell'agricoltura, migliorata sia dall'introduzione di nuove colture, come la canna da zucchero, il cotone, la canapa, gli aranci, i limoni, il gelso, gli ortaggi, le cipolle, i carciofi, sia da un efficiente sistema di irrigazione, con il quale riportarono opere di ingegneria idraulica già utilizzate nelle loro terre di origine, di natura molto arida; ed inoltre la divisione dei latifondi, favorita da una legge che sollecitava la suddivisione delle proprietà tra i figli.
Fra le varie modifiche apportate dagli Arabi ci fu anche la restaurazione e la fortificazione delle città, che vennero divise in distretti (o rioni), ciascuno dei quali era munito di una moschea e un pulpito.
Sotto la dominazione araba la Sicilia divenne un importante centro culturale, le città vennero ampliate e arricchite di lussuose statue e nel campo dell'architettura venne introdotto l'arco a sesto acuto; cosicché lo sviluppo del commercio e dell'industria, il fiorire delle arti, delle scienze e delle lettere permisero all'Isola di unirsi alla Spagna e alle regioni dell'Africa settentrionale in una comune linea di sviluppo storico.
Riforme vennero apportate anche nel campo amministrativo, la Sicilia venne divisa in tre “Valli”: Val di Mazara, Val di Noto, Val Demone.
Trapani ricadeva nella Val di Mazara, essa dipendeva dall'Alcaido di Mazara e governata da uno Stratega.
Dalla raccolta di testi arabi, realizzata da Michele Amari, si può capire come si presentasse Trapani a quel tempo, essa appariva come un piccolo centro abitato protetto dalle mura circondata interamente dal mare, un ponte a levante collegava la città dalla campagna nella quale si estendevano le saline e terreni fertili adatti a qualsiasi tipo di seminagione.
Di particolare importanza era il porto situato nella parte meridionale, nel quale si praticava la pesca del tonno e del corallo la cui estrazione era stata già introdotta dai Fenici e diventata ormai fiorente come quella del tonno.
Gli scritti di 'Ibn 'Gubayr ci descrivono una città tipicamente musulmana, caratterizzata da costruzioni di colore bianco, da mercati, e bagni pubblici, gli ultimi alimentati da acque termali e minerali scoperte nella zona della spiaggia di S. Giuliano.
La città era ricca di chiese e moschee erette rispettivamente dai Cristiani, Ebrei e Musulmani, che vivevano pacificamente insieme.
Il costo della vita era molto basso grazie agli abbondanti traffici marittimi che permettevano di acquistare prodotti a basso costo.
Ancora oggi, nonostante le varie modifiche, si possono individuare caratteristiche edilizie e funzionali tipicamente islamiche.
Nel reticolo urbano è riconoscibile la logica degli spazi viari islamici, divisibili in tre categorie: grande via (shari), strada di quartiere (darb), vicolo cieco (aziqqa); questo groviglio di strade, con scopo difensivo, assume per la città un nuovo significato, cioè come strumento per spezzare i venti che battono su tutti i lati della città.
Basandosi sulla politica Cartaginese gli Arabi modificarono i regolamenti per istituirne di migliori.
In conclusione, i Siculi riuscirono ad apprendere molte cose della cultura araba, assimilandola e, facendola propria, il loro comportamento nei confronti degli Arabi non fu conflittuale, in quanto questi ultimi non imposero mai duramente il loro dominio, ma anzi lasciarono i Siculi liberi nel pensiero e nelle opere portandoli ad una floridezza economica.
L'ultimo periodo della dominazione Araba fu caratterizzato da numerose e sanguinose guerre che portarono, nel 1061 alla comparsa dei Normanni.
In questo periodo infatti la potenza musulmana nel Mediterraneo iniziò ad oscillare portando come conseguenza un isolamento della Sicilia, la quale fu immediatamente presa di mira per una riconquista cristiana.
I Normanni, grande popolo guerriero, esponendosi così tra le grandi forze del Mediterraneo: l'Impero romano germanico, l'Impero bizantino, il Papato e gli Arabi, portavano avanti il loro desiderio di dominio.
I loro possedimenti si estendevano dalla Puglia alla Calabria e mentre lì era agevolato l'intervento con la forza, in Sicilia invece, dove il potere era saldo nelle mani degli Arabi, la situazione era diversa.
Sbarcati a Messina nel 1061, i Normanni con a capo Ruggero di Altavilla giunsero a Trapani nel 1077 e, assediarono la città fino al 1091.
La conquista si prolungò tanto, perché i trapanesi, non avendo nulla da rimproverare agli Arabi, che anzi erano riusciti a riportare la città al suo antico splendore, opposero fino all'ultimo resistenza, ma poi con uno stratagemma gli invasori riuscirono a vincere.
In segno di arresa anche il simbolo della potenza militare della città, il Castello di Terra, fu consegnato in mano ai conquistatori, che disposero subito di far riparare e consolidare le fortificazioni, ripristinare l'arsenale e riconosciuta l'importanza strategica concessero al porto la franchigia doganale per le navi provenienti da qualsiasi nazione.
La loro colonizzazione non fu di massa, come avevano fatto precedentemente gli Arabi, ma portarono nuovi elementi culturali e un sistema amministrativo che permise uso delle diverse tradizioni già esistenti: quella islamica, bizantina e quella latina.
Il governo di Ruggero si protrasse fino al 1130.
A Ruggero successe il figlio, che dopo aver trasformato la contea di Sicilia in un Regno, si fece incoronare Ruggero II.
Nel nuovo Regno, che comprendeva anche la Calabria e la Puglia, estendendosi sino ai confini con gli Stati Pontifici, venne rafforzato l'assetto interno, vennero distribuiti incarichi ad uomini appartenenti a tutte le comunità e la città venne trasformata in un centro dove confluivano vari elementi di cultura bizantina, araba e greca.
Sotto la dominazione normanna, che si protrasse dal 1091 al 1194 cioè fino alla morte di Tancredi, ultimo discendente di Ruggero II, Trapani intraprese un'ascesa economica e con la nuova divisione del territorio, che portò alla reintroduzione delle colture estensive, si popolò di uomini provenienti dall'entroterra, che si stabilirono principalmente nei grossi villaggi.

Le Crociate

A contribuire allo sviluppo dell'economia siciliana in periodo normanno, furono le Crociate (1096-1274) che, soprattutto nelle città costiere, portarono ricchezza e commercio.
Nel porto di Trapani arrivarono le armate dei popoli cristiani provenienti non solo dall'Italia ma anche dalla Francia, dal Portogallo, dall'Inghilterra e dalla Spagna.
Le Crociate crearono condizioni tali da far diventare il porto di Trapani un enorme emporio commerciale frequentato da nazioni allettate dal commercio, dalla ricchezza e dalla franchigia doganale.
La crociate portarono inoltre allo sviluppo delle industrie e alla parità dei diritti di agricoltori, industriali e commercianti provenienti da diverse nazioni.Chiesa Santa Maria di Gesù
Numerosi mercanti amalfitani, catalani, alessandrini, genovesi, pisani, stabiliti nei pressi dell'antica chiesa di S. Sofia, veneziani, che risiedevano nei pressi dell'attuale chiesa di S. Maria del Gesù, francesi, che risiedevano presso la chiesa di S. Michele, e fiorentini fecero di Trapani la propria sede favorita, sorsero così consolati di varie nazioni, vere e proprie strutture di rappresentanza e punti di riferimento sociale e assistenziale per le singole comunità estere.
Queste istituzioni trovarono collocazione sia in città che fuori dalle mura occidentali, dove ancora il territorio era costituito da isolotti ravvicinati appena emergenti dal bassofondo marino, collegati già da un tessuto connettivo di alghe che consentiva, in tempo di bonaccia, di recarvisi senza bagnarsi.
La città era quindi popolata principalmente da cinque stirpi: la popolazione indigena, sopravvissuta alle varie invasioni; la popolazione greco-bizantina; gli Arabi, che costituivano la maggior parte della popolazione; gli Ebrei che si concentravano nella zona della Giudecca; e infine i nuovi dominatori, i Normanni.
Le lingue maggiormente parlate erano: quella greca, araba e latina, a cui si affiancava il francese.
Numerose chiese e palazzi, di cui noi oggi non abbiamo più nessuna traccia, probabilmente si dislocavano sul territorio secondo la tipica architettura, mista di elementi arabi, greci ed europei. L'età federiciana e l'arrivo dei primi ordini mendicanti

Tutti i monumenti edificati in questo periodo vengono classificati sotto la denominazione di arte arabo-normanna, come abbiamo visto infatti i Normanni non imposero la loro architettura, ma seppero fonderla con quella già esistente.
Essi prediligevano lo sviluppo in altezza delle navate e dei transetti e colonne polilobate accompagnavano sempre i costoloni delle volte a crociera.
Sempre legato alle crociate è il fenomeno che vede sorgere in città numerosi edifici creati dagli ordini cavallereschi per ospitare e assistere i cristiani in viaggio verso Gerusalemme.
Gli “ospitalari”, che avevano il compito di ospitare i pellegrini, costruirono un ospizio con l'annessa chiesa di S. Giovanni all'inizio dell'attuale via Libertà, mentre i templari, che avevano l'incarico di proteggere quanti si recassero a visitare il tempio di Gerusalemme, si stabilirono nel luogo che divenne poi di proprietà dei padri agostiniani.
BIBLIOTECA FARDELLIANALe chiese costruite durante il periodo normanno furono: la chiesa di S. Maria dei greci, distrutta per la costruzione della caserma degli “Spagnoli”, essa sorgeva sulla via XXX Gennaio; la chiesa di Santa Maria la nova, incorporata successivamente alla chiesa di S. Domenico; la chiesa di S. Giacomo Maggiore, fabbricata dai cavalieri dell'Ordine di S. Giacomo, ampliata nel 1426, divenne poi sede della Compagnia dei Bianchi e fu interdetta nel 1833, essa si trovava dove oggi sorge l'edificio della Biblioteca Fardelliana; la chiesa di S. Bartolomeo, situata dietro all'ex monastero di S. Andrea e incorporata da questo per un successivo ampliamento del caseggiato.

A Trapani con gli altri ordini cavallereschi giunsero anche i benedettini che costruirono un piccolo convento con l'annessa chiesa, il complesso sorgeva lontano dall'abitato ad ovest delle mura lungo l'attuale via S. Francesco d'Assisi.
Sempre del periodo normanno sono la costruzione dell'antico ospedale cittadino dedicato a S. Antonio, situato all'interno delle mura, e alcuni piccoli edifici religiosi, tra cui: la chiesetta di S. Antonio, costruita da alcuni marinai dell'isola da cui prese il nome, e una cappella dedicata a Maria Vergine edificata nel luogo concesso poi ai padri domenicani.
Anche il campo amministrativo subì modifiche.
A poco a poco il rito latino, protetto dai dominatori normanni, soppiantò quello greco, fu così istituita l'Apostolica legazia.
La Chiesa cattolica romana, che gli arabi avevano posto in secondo piano rispetto quelle musulmana, diventò un importante mezzo per avviare l'opera di latinizzazione, intrapresa dai normanni, infatti molte diocesi furono aggiunte alle antiche e i Vescovi greci, che dipendevano dal Patriarca costantinopolitano, vennero sottoposti all'autorità del pontefice romano.
I Normanni incoraggiarono le creatività di qualsiasi professione dando vita ad una civiltà definita in quell'epoca la più raffinata e la più colta dell'Europa cristiana, essi fecero propria l'arte amministrativa dei Bizantini e la tecnica finanziaria degli Arabi, approvando qualsiasi usanza delle diverse culture che però non andava in contrasto con le leggi principali del Regno.
Quando nel 1189 Guglielmo II, ultimo re normanno, morì senza lasciare figli, il Papa, per mantenere il governo della Sicilia, nominò re Tancredi nipote illegittimo di Guglielmo.
Questa investitura però, determinò la discesa in Italia di Enrico VI di Svevia, della famiglia degli Hohenstaufen, il quale rivendicò il trono dato a Tancredi, in quanto marito di Costanza di Altavilla che, come zia di Guglielmo rappresentava l'unica erede ufficiale.
Enrico VI si incoronò, a Palermo, re di Sicilia nel 1194, ma pochi anni dopo morì e il trono passò al figlio Federico II che, essendo minorenne, governò inizialmente sotto la reggenza della madre e, alla morte di questa, sotto la tutela di Papa Innocenzo III.
Federico II fu re di Sicilia dal 1212 al 1250, esso delineò un'organizzazione amministrativa comunale autonoma basata sul centralismo.
Durante questo periodo Trapani, pur mantenendo ancora i contatti con le altre città marittime, registrò un calo nell'economia cittadina.
Le cause di questo fenomeno furono dovute sia all'introduzione del monopolio della corona sul sale, che aveva sempre costituito uno dei fattori principali per lo sviluppo di Trapani, sia ad una diminuzione della produzione agricola, a causa dello spopolamento della campagna da parte della manodopera costituita soprattutto dalla popolazione musulmana che si allontanò a causa delle persecuzioni razziali.
Una nota di novità fu data dall'arrivo a Trapani dei primi ordini mendicanti provenienti dalla Terra santa che, con la costruzione dei loro conventi, assunsero un ruolo importante sia nell'evoluzione urbanistica cittadina che nella vita religiosa, sociale, economica, culturale e artistica.
Questi impianti erano localizzati secondo i bisogni economici, politici e religiosi, cosicché francescani, domenicani e altri ordini, si trovarono a dividersi il controllo dei diversi spazi cittadini costituendo precise sfere d'influenza.
Alcuni fattori, tra cui la mancanza di spazio all'interno delle mura, e i problemi di gerarchia interna e la successione cronologica del loro arrivo in città, determinarono inizialmente, la loro collocazione nelle zone più periferiche.
Santuario della Madonna  di TrapaniTra i primi a giungere a Trapani furono i padri Francescani, venuti nel 1224.
Essi edificarono una chiesa e un convento vicino il consolato degli alessandrini, verso ponente sull'isola detta delle Vergini lontano dal centro abitato, secondo il disegno dell'architetto padre Bonaventura Certo, ampliarono il loro complesso.
Nel 1229-30 arrivarono a Trapani i padri Domenicani, che si stabilirono nella piccola chiesa del Gesù, all'interno della città.
La chiesa, situata nella strada della Giudecca, in origine era una sinagoga trasformata in chiesa da un ebreo convertito.
Il suo vero titolo era del SS. Salvatore e nel 1772 essa fu adibita a magazzino e bottega.
Nel 1240 giunsero in città i carmelitani, che occuparono le case adiacenti alla chiesa della Madonna del Parto, situata a levante fuori dalle mura dalla parte di tramontana.
Dopo qualche anno il Senato affidò loro la statua della Madonna di Trapani che fu portata nella chiesa di S. Caterina all'Arena, nella quale i padri si trasferirono e, lì iniziarono l'ampliamento della chiesa e la costruzione del convento che successivamente dedicarono all'Annunziata.
Sempre nello stesso secolo arrivarono a Trapani i padri Agostiniani, a cui venne affidata la chiesa di S. Giovanni Battista, già di proprietà dei Cavalieri templari.
I padri ampliarono il tempio che divenne il duomo della città dove il Senato si riuniva nei Consigli generali.
Nel 1289, sotto Giacomo II, i Domenicani ottennero il luogo dove sorgeva la chiesetta normanna dedicata a Maria Vergine.
Lì i padri iniziarono la costruzione del convento e della chiesa, che fu battezzata S. Maria la Nova e nel 1513 dopo l'ampliamento prese il nome di S. Domenico.
Il primo monastero costruito a Trapani, fu quello di S. Elisabetta, realizzato nel 1290 a carico dei signori Emmanuele, nel vecchio quartiere Casalicchio, oltre al monastero vi era la chiesa; il complesso sorgeva dove oggi c'è l'edificio dell'istituto tecnico “S. Calvino”.
Un altro monastero con l'annessa chiesa di S. Andrea sorse accanto alla chiesa di S. Bartolomeo, fondata nel 1293 dove oggi sorge la scuola elementare di S. Pietro.
Inizialmente appartenente alle religiose carmelitane passò poi alle domenicane nel 1590 e cambiò denominazione in Maria SS. del Rosario, la chiesa fu ampliata ma nel 1943 fu distrutta dagli eventi bellici.
Sant' Alberto patrono di TrapaniDue eventi in particolare caratterizzarono il XIII sec. questi sono: la venuta della miracolosa statua della Madonna di Trapani e al nascita di S. Alberto degli Abate.
S. Alberto, considerato oggi il patrono di Trapani, nacque nel 1250 probabilmente a Erice, egli indossò l'abito carmelitano e fu a capo della provincia religiosa dell'Ordine, morì a Messina nel 1307; in vita operò numerosi miracoli e così nel 1452 fu canonizzato.
L'altro evento importane è l'arrivo della statua della Madonna di Trapani.
Varie ipotesi sono state formulate sulla provenienza e sulla paternità dell'opera, la statua marmorea, caratterizzata da un elegante linearismo e dalla dolcezza nell'espressione, è un esempio dalla scultura gotica in Sicilia.
La raffinata esecuzione e gli sguardi pieni di dolcezza della Madonna e del Bambino, testimonianti un muto colloquio fra i due, trovano probabilmente realizzazione nella mano di Nino Pisano e della sua scuola.Statua della Madonna di Trapani
Secondo alcune ipotesi la statua fu commissionata dallo stesso Consolato pisano per la loro cappella dedicata a Maria SS. del Soccorso; ma quando il Consolato chiuse i suoi uffici a causa della lotta contro gli Aragonesi, i proprietari decisero di portare la statua nella loro terra di origine.
Questa decisione, però, causò il malcontento dei trapanesi che si ribellarono, fu così che il Senato intervenne impadronendosi del simulacro che fu portato prima nella chiesa di S. Maria del Parto e poi nella chiesa dedicata all'Annunziata.
La Madonna di Trapani insieme con S. Alberto rappresentano le più importanti figure religiose della città.
Durante la dominazione sveva abbiamo visto come Federico II continuasse l'opera “gotica” portata in Sicilia dai normanni e, attraverso la costruzione di numerosi castelli, riuscisse a fondere il gotico siciliano con quello europeo.
Dal repertorio stilistico furono eliminate alcune policromie e stravaganze arabo-bizantine, mentre le conoscenze ingegneristiche del periodo precedente furono applicate agli impianti idrici e igienici.

La breve parentesi angioina

Quando Federico II nel 1250 morì, si verificò in Sicilia un periodo di crollo economico, sociale e politico.
A Federico successe il figlio Manfredi principe di Taranto a qui furono destinate le terre italiche e la Sicilia, ma quando i rapporti con il fratello Corrado IV si deteriorarono, quest'ultimo decise di scendere in Italia, per riprendere possesso del regno di Napoli e della Sicilia.
Ma nel 1254 Corrado morì, forse avvelenato dal fratello Manfredi, lasciando un figlio di due anni al quale fu dato il soprannome di Corradino.
Nel 1258 Manfredi si fece incoronare a Palermo re di Napoli e di Sicilia e rafforzò la sua egemonia sul territorio, ma questo mise in allarme lo Stato Pontificio che mandò a chiamare Carlo D'Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX.
Carlo scese in Italia e nel 1266 con la battaglia di Benevento s'impossessò del regno di Manfredi, determinando definitivamente la fine della dinastia degli Hohenstaufen e l'iniziò di quella angioina che vide Napoli come nuova capitale del regno.
Durante la dominazione sveva Trapani ottenne numerosi privilegi con nuove esenzioni di tasse e l'acquisizione di riconoscimenti per meriti dei suoi cittadini.
Quando Manfredi si incoronò re di Sicilia, i baroni delusi di non aver ottenuto maggiori esenzioni, istigarono il popolo contro la Casa Sveva, e deposero le loro speranze in Carlo D'Angiò che sotto le false spoglie della legalità e dell'indipendenza ingannò il popolo dimostrandosi un tiranno.
Fu così che nel 1282 tutto il popolo siciliano si trovò riunito e compatto con lo scopo di cacciare il tiranno straniero.
Intanto sbarcava nelle coste trapanesi Pietro III d'Aragona che, chiamato dal Parlamento, riuscì dopo varie difficoltà a cacciare Carlo.
La totale sconfitta angioina avvenne nella battaglia navale combattuta nelle coste trapanesi che vide le navi guidate da Palmerio Abate e Ruggero Lauria abbattere quelle napoletane e francesi.
Ciò decretò la separazione della Sicilia dal resto del Meridione, il quale continuò, invece, a rimanere in mano ai d'Angiò.

La Sicilia nel periodo spagnolo

Quando finalmente Pietro riuscì a restaurare l'ordine politico in Sicilia, ne affidò la reggenza alla moglie Costanza (figlia di Manfredi), che ne rivendicava il trono, l'Isola entrò così nell'orbita spagnola.
Morto Pietro nel 1285, gli successe il figlio Giacomo, il quale venne incoronato a Palermo nel 1286.
La politica del nuovo re fu di grande tranquillità e prosperità, progredirono le industrie e il commercio subì una forte espansione.
Giacomo II d'Aragona decise alla fine del XIV sec. di apportare un ampliamento della città di Trapani, e con l'editto del 1286, costruì una nuova cinta muraria che, inglobando l'antica struttura quadrata, generava una estensione della città sia verso est che verso nord.
L'ampliamento verso occidente si verificò in seguito ad un processo di bonifica di quella zona, sede di consolati stranieri e strutture religiose, dove ancora vi erano piccole isolette e scogli.
L' ampliamento portò alla divisione della città in cinque quartieri.


Pianta di Trapani

Due appartenenti al nucleo più antico erano: (1)“Casalicchio”, così chiamato per la consistenza della sue case, fu poi detto di “S. Pietro”, e quello (2)“di Mezzo”, così chiamato per la sua localizzazione fra gli altri quartieri, fu poi detto di “S. Nicola”.
Gli altri quartieri determinati invece dalla nuova espansione erano: quello della (3)“Rua Nova” formato dall'ampliamento verso nord, dove fu costruita l'arteria omonima oggi detta Via Garibaldi, e “Pietra Palazzo” dove fu realizzata un'altra importante arteria: la “Rua Grande”, odierno corso Vittorio Emanuele.
“Pietra Palazzo” si divideva a sua volta in (4)“S. Lorenzo” e (5)“S. Francesco” situato ad ovest; questo quartiere era probabilmente definito “Palazzo” per la presenza di eleganti costruzioni.
Altre modifiche furono apportate anche a sud, tuttavia i trapanesi per tutto il XIV sec. preferirono abitare nel vecchio centro cittadino e solo dopo il Quattrocento inizierà l'urbanizzazione della zona nuova.
Porta BotteghelleCon la costruzione della nuova cinta muraria furono costruite altre porte oltre a quelle gia esistenti nelle vecchie mura queste sono: cinque a mezzodì la Porta “de' Pescatori”, della “Putichelle”, della Dogana, de' Genovesi (poi detta di S. Antonio), e Porta Serisso; a tramontana troviamo Porta Felice (detta anche delle “Bocchianie” per la presenza di macelli), della Madonna di Gallo (poi chiusa per far spazio ad un oratorio dedicato alla Madonna), delle Bottegarelle; a ponente la Porta dei Pescatori del Palazzo, porta Reale, e porta della Torre, mentre nelle vecchie mura troviamo la porta di terra e quella di mare accanto alla torre Pali.

Porta SerissoSempre a Giacomo Il viene attribuito il potenziamento del castello di Terra.
Tale intervento, necessario per completare l'opera di fortificazione della città, consistette nella creazione di un fossato e di un contromuro attorno al nucleo originario.
L'ampiezza della città non subirà sostanziali variazioni fino al XIX secolo, anche le mura rimarranno pressoché uguali, solo dal Cinquecento in poi le quattro torri angolari realizzate dagli aragonesi verranno sostituite da opere di difesa più moderne.
Richiamato in patria, per la morte del fratello Alfonzo, Giacomo II dovette affidare la Sicilia al controllo del fratello Federico che, nel 1292, acclamato dal Parlamento, venne incoronato re di Sicilia e prese il nome di Federico III, poi con la pace di Cartabellotta fu riconosciuto definitivamente re della Sicilia che da ora in poi si chiamerà Trinacria per distinguersi dal precedente Regno di Sicilia degli Angiò.
Sotto la dominazione aragonese, la Sicilia fu divisa amministrativamente in quattro Valli e non in tre come era in origine: Valle di Mazara, di Agrigento, di Noto, e Demone o Castrogiovanni.
Federico III intraprese una politica equilibrata ed espansionistica, allargando il proprio regno verso l'Africa e il Levante, e intraprese rapporti amichevoli con gli Stati Europei.
Il periodo che seguì fu costantemente caratterizzato dal lotte interne tra la Corona e la classe baronale.
I nobili così non influenzarono solo la vita politica cittadina ma riuscirono anche a diminuire i diritti del re trasformando i loro feudi in proprietà privata sulla quale applicarono la giurisdizione penale, fino ad allora potere esclusivo del re.
In questo modo il feudalesimo anziché consolidare l'autorità centrale, la stava lentamente sgretolando.
A Trapani la situazione era abbastanza diversa, infatti data la sua diversa formazione economica, basata principalmente sull'attività del porto, centro di scambi con altre città marinare, e sulle industrie locali del sale e del tonno, essa era più una città mercantile piuttosto che feudale.
Tra le famiglie più importanti della città nel XIV secolo troviamo: i Fardella, gli Abate, i Vento, i Chiaramonte, i Del Bosco e i Ventimiglia, alcune di queste famiglie basarono la loro fortuna sulla pirateria di qui Trapani era considerata un grosso centro.
Tra le piccole chiese sorte in periodo aragonese troviamo: S. Leonardo lo Grande, eretto nell'odierna via Nasi, intitolata ai quattro Santi incoronati nel XVII dai maestri murifabbri che ne erano venuti in possesso, ridotta a rovina nel 1943, e poi ricostruita dalla stessa arte; la chiesa di S. Lucia, costruita dai pescatori del Palazzo, vicino l'ex consolato veneziano.
Per la famiglia reale il 1318 fu un anno ricco di avvenimenti sia positivi che negativi: in primavera la regina Eleonora partorì un figlio, che chiamò Giovanni; nel settembre la principessa Costanza, la figlia maggiore, andò in sposa a Enrico II, re di Cipro; e nel novembre per una caduta da cavallo morì proprio a Trapani Manfredi, infatti la sua salma fu deposta nella chiesa di S. Maria la Nova, oggi nota come S. Domenico.

Lo stile chiaramontano

Nel XIV sec. tutte le realizzazioni architettoniche mostrano temi e motivi riconducibili a quella corrente artistica siciliana che si definisce stile chiaramontano.
Questo stile presenta una forte chiusura alle influenze esterne, e quindi allo stile gotico internazionale privilegia invece il recupero del vecchio codice linguistico arabo-normanno.
A causa dell'isolamento politico e culturale, in cui la Sicilia si trovò nel corso del Trecento, l'arte siciliana incominciò a regredire, sopratutto dopo il periodo federiciano in cui era stato tentato un inserimento del gotico sia nell'edilizia civile che in quella religiosa, le diverse maestranze continuarono ad utilizzare pratiche costruttive legate alla tradizione islamica, reinterpretandone spesso in chiave popolare alcuni motivi decorativi.
Di fatto lo stile gotico poco presente nell'isola non riuscì a modificare il repertorio stilistico, come invece aveva fatto nelle sue terre d'origine, divenne così una semplice fonte di ispirazione di forme nuove e singolari che, unite a quelle tradizionali, vennero a caratterizzare lo stile chiaramontano.
Malgrado i numerosi restauri effettuati oggi non rimane quasi traccia degli edifici Trecenteschi.
Chiesa Sant'AgostinoDelle chiese Trecentesche di S. Domenico e di S. Agostino, di cui oggi ne possiamo ammirare ancora lo splendore, è importante notare i rosoni con cornici a motivi floreali.
Appartenenti invece ai resti di un palazzo, probabilmente dei Chiaramonte, sito in via Sette Dolori, sono le finestre ogivali bifore e trifore che insieme al portone presentano raffinate modanature a quadrifogli e a denti di sega.
Il palazzo fu costruito, per volere dei Chiaramonte, nel cuore della città antica, in un isolato che per secoli fu chiamato “Isola dello Steri”.
Vicino al palazzo i Chiaramonte fecero costruire una cappella dedicata a S. Nicolò.
In seguito il palazzo fu confiscato nel 1352 e la cappella fu donata al popolo.
Sempre ai Chiaramonte è dovuto l'arrivo in città, tramite un acquedotto ad archi fatto costruire dalla famiglia, dell'acqua della falde di Erice; l'acqua arrivata a valle si raccoglieva in una fontana che si trovava vicino la chiesa di S. Agostino.
A decorare la fontana furono una statua di Saturno ed alcuni stemmi.
Morto nel 1337 Federico III lasciò il trono al figlio Pietro II, il quale si accorse della difficile situazione interna, che vedeva in lotta i baroni siciliani, e affidò nel 1348 la reggenza al suo vice, il fratello Giovanni duca di Atene e Neopatria.
FONTANA DEL SATURNOGiovanni riportò la supremazia catalana, soppresse la varie discordie interne e adottò una politica autoritaria.
La situazione rimase invariata anche dopo la morte di Pietro II, e il vicariato passò a Ludovico.
Le discordie fra le due diverse correnti, quella catalana e quella latina, si riaccesero sanguinose quando la prima, tutelata da Ludovico, iniziò ad indebolirsi, e il tentativo di questo di decentrare l'esercizio del potere non servì a nulla, a causa dell'indifferenza verso la Corona e l'accresciuto potere dei baroni, materializzò nella famiglia Chiaramente la volontà di riportare gli Angioini nell'isola ciò non avvenne grazie alla forte resistenza dalla corrente catalana.
In Sicilia si era appena ristabilito l'ordine, quando nel 1348 re Ludovico morì di peste, di conseguenza il trono passò al quattordicenne Federico IV.
Il nuovo re riuscì a sottomettere le due correnti e dopo la sua scomparsa si verificò un periodo di transizione.
Dopo la morte di Federico IV subentrò la figlia, la regina Maria.
Essa fece riaffiorare nuovamente la lotte fra le due correnti, per cui, l'unica soluzione per sperare di poter riunire le parti fu creare, per il reggimento del governo, un Vicariato collettivo composto da quattro vicari che esercitavano giurisdizione nell'area ad essi assegnata; naturalmente questo vicariato non fu unitario, perché ognuno esercitava secondo le proprie influenze e i interessi politici.
Ma tale organizzazione non ebbe i risultati sperati così il vecchio Martino, suocero della regina Maria, decise di scendere in Italia per riportare l'ordine in Sicilia.
In questa occasione, nella cinta muraria fu aperta un'altra porta che fu chiamata della Regina, essa si trovava vicino a quella della Dogana (costruita sotto Giacomo II), ma solo a partire dal XVI sec. fu lasciata stabilmente aperta perché, a causa della costruzione del bastione Principale, fu murata la porta della Dogana.
Martino riuscì ad consolidare la monarchia, e dopo la morte di re Giovanni, venne chiamato a succedere il re deceduto.
Egli lasciò la reggenza della Sicilia al figlio Martino, che assunse il nome di Martino I, il quale sposò in seconde nozze Bianca di Navarra, nel 1402.
Martino I, per assicurare stabilità alla Sicilia si rifece alla precedente politica di Giacomo II e Federico III, ma morto nel 1409 senza lasciare prole, il regno passò nuovamente nelle mani del padre che prese il nome di Martino II, il quale confermò la luogotenenza della nuora Bianca.
Ma questa situazione determinò l'unione della Corona di Sicilia con quella di Aragona, di conseguenza l'Isola perse la sua indipendenza.
Trapani appoggiò la regina Bianca e si alleò con la corrente catalana.
Non essendoci successori al seguito di Martino, la Sicilia rimase nelle mani di Bianca, che consapevole di avere forze inferiori, cercò di arrivare ad un accordo con i nemici, ma la situazione andò sempre più precipitando tanto che la Sicilia entrò nella guerra civile che ebbe fine nel 1412 con l'arrivo di Ferdinando di Castiglia.
Con l'elezione di Ferdinando, che mandò al suo posto il figlio Giovanni, la Sicilia non fu più stimata come un regno autonomo ma come una provincia della Spagna.

Appello

Possiedi foto, quadri, filmati, documenti o ricordi che riguardano la Colombaia?
Contatta il Luigi Bruno - Presidente dell'Associazione Salviamo la Colombaia - Cell. 339/8002539
oppure invia una segnazione tramite mail dalla pagina dei contatti sul nostro sito.